I dubbi di un’incazzato
permanente.
Sabato ci sarà la manifestazione
per la libertà di stampa. Ed è da qualche giorno che mi interrogo se andare o
non andare alla manifestazione. Non perché l’idea di lottare per la libertà di
stampa sia sbagliata e neanche perché sia convinto che in Italia oggi la
libertà di stampa ci sia realmente. L’Italia resta uno dei paesi dove la stampa
è più corrotta, umiliata e impotente che ci sia al mondo. Secondo “Reporter sans
Frontières" l’Italia è solo al 44 esimo posto,
(*) precedentemente era al 40 esimo.
Nella cartina qui sotto, tratta
da Freedomhouse.org, l’Italia è segnata col colore giallo, cioè di una
categoria inferiore rispetto alla quasi totalità dei paesi occidentali e della
stessa categoria di Ucraina, Egitto, Romania, Bulgaria, Israele, Libano,
insomma paesi non propriamente noti per la libertà di stampa…
Impensabile oggi come ieri ad un
Watergate italiano. I giornalisti devono essere succubi del potere o altrimenti
subiscono mille ricatti e vengono messi in condizione di non nuocere.
Diversi anni fa, in tempi non
sospetti, una mia amica, giornalista di un’importante agenzia, mi disse chiaro
e tondo che in Italia non era possibile riuscire ad essere giornalisti
obiettivi non dico al 100% ma neanche al 50% perché il “regime” politico del
momento, destra, centro e sinistra, qualsiasi schieramento ci fosse, praticava
comunque una sorta di “controllo” di “casta” che impediva l’uscita di notizie
“scomode”, che mettessero in una luce
diversa da quella voluta la politica e l’economia. Persino i dati statistici
dell’inflazione, quelli che periodicamente escono dall’ISTAT, che come numeri statistici
dovrebbero avere una valenza neutra, sono stati sempre “purgati”, “rivisti”,
“commentati” e narrati dalla stampa a seconda delle esigenze di chi sta al
governo ed all’opposizione, perché in Italia la politica da sempre è un gioco
delle parti e quello che si chiede ai
cittadini è di credere che la farsa sia vera.
Pannella, nella sua lucida follia
politica, non sbaglia in fondo quando sostiene che il regime fascista si è
perpetuato dopo con l’antifascismo, restando sempre fondamentalmente un regime,
sia pure con l’abito democratico. E ciò
non gli ha impedito comunque di potersi creare una sua nicchia di in cui vivere e prosperare.
Perché poi a me piace vedere le
cose a 360°, e se ce n’è, ce n’è per tutti. Chi pensa che il conflitto di
interessi sia l’unica anomalia italiana, sbaglia, e sbaglia di grosso. In fin
dei conti quando la mia amica giornalista mi confessava questi suoi giudizi ancora Berlusconi non era
il Deus ex Machina della politica Italiana.
Noi popolo italico abbiamo una
memoria veramente corta. Adesso ci diciamo nostalgici della televisione
italiana degli albori, quella moralisteggiante e beghina dell’Italia
democristiana post bellica, che metteva i mutandoni alle Kessler, dove chi
diceva una parola fuori posto o accennava una ancorché lievissima satira a qualche personaggio della politica o
istituzionale veniva bandito dalla RAI a vita. Ad esempio Dario Fo ma l’elenco
sarebbe lunghissimo. Rimase celebre
l’episodio che vide protagonisti Raimondo
Vianello e Ugo Tognazzi, che pure non facevano certo satira politica come
la si intende oggi, anzi. Bastò che facessero una sketch della sedia tolta
sotto al sedere al presidente Gronchi , scenetta che prendeva spunto da un
fatto realmente accaduto alla Scala di
Milano, che si creò una vera propria bufera ed il loro popolarissimo programma “Un
due tre”, dopo sei anni di successi, fu bruscamente cancellato dal palinsesto.
Era il 1959.
La televisione è stata sempre
terra dove il potere politico ha fatto il bello e cattivo tempo. Prima il
regime democristiano, poi DC e PSI, infine la lottizzazione col PCI.
Giornalisti e dirigenti RAI
conquistavano le poltrone che contavano con l’appoggio delle segreterie
politiche. Il manuale cancelli imperava. La sinistra in cambio della
“conquista” della cittadella di raitre, dette di fatto via libera al monopolio
berlusconiano sulle tv commerciale, di cui l’ultimo capitolo è lo scandalo di
Europa 7.
Ho conosciuto negli anni un
televisione democristiana, socialista, comunista, certamente lottizzata, ma mai
libera e indipendente. Basti pensare che un signore distinto e simpatico,
giornalista come Curzi, abbia rappresentato per lungo tempo la figura di
giornalista imparziale ed equilibrato (!), pur essendo in realtà
superschieratissimo. Il colmo dei colmi. Che adesso la stessa sinistra che ha
monopolizzato l’informazione per decenni si faccia oggi promotrice di una
manifestazione sulla libertà di
informazione è il sintomo di una situazione ben strana. Ci siamo scordati il progetto di legge Levi-Prodi
detto ammazza-blog che, non a caso, è stato riproposto dall’attuale governo?
Quindi non etichettate questo
come un discorso “da destra” ma in realtà è solo frutto di considerazioni
sparse di un libero pensatore “non schierato” , abituato a non scambiare
lucciole per lanterne. Che ci sia amore per la libertà di informazione da parte
degli esponenti politici nostrani, che siano di sinistra, di centro o di
destra, mi pare una bella boutade, ed allo strapotere attuale del berlusconismo
rampante occorre sempre ricordare che fa da contraltare un altrettanto forte
disinformazione di sinistra.
Non ho parlato dei giornali, perché
in realtà i giornali rappresentano sempre un opinione e un indirizzo politico e
non sono mai stati “non allineati”. Giornali “neutrali” non li ho mai letti. Enfatizzano
sempre le certe notizie, in supporto alle proprie tendenze, facendo sparire le notizie
scomode. Attualmente un c’è un gruppo editoriale, quello di
Repubblica-Espresso, poi c’è RCS e poi c’è il gruppo Berluscni, con la presenza
anche di editori minori tipo Caltagirone
In Italia da sempre c’è una
libertà di informazione “vigilata”.
Ed allora che fare? Andare alla manifestazione, per
dare un segno di solidarietà a giornalisti come
la Gabanelli che continuano a lavorare ed a fare una buona informazione
nonostante i sabotaggi che le vengono da destra e da sinistra, a secondo i temi
trattati, ricordo la puntata sui “re di roma”, non proprio benevola con
l’amministrazione capitolina di sinistra, o non andare per evitare di
mischiarsi con gente che della libertà di informazione non glie ne importa
nulla, ovvero gran parte dei politici del PD, tanto per non parlare di
schieramenti?
Mi verrebbe voglia di andarci
comunque, perché il dato di fatto di oggi è che l’informazione in italia è
seriamente malata, lo dimostra il fatto che poi alla fine anche chi dovrebbe
fare informazione libera troppo spesso indugia sui escort e veline invece che
parlare dei veri scandali italiani, come gli inceneritori che vengono decisi in
modo bipartisan da amministratori di destra e di sinistra, o il nucleare voluto
dalla destra ma non osteggiato dalla sinistra, o le liason con i poteri forti
bancari ed economici che vedono coinvolti esponenti di destra ma anche di
sinistra.
Ci vado, non ci vado…. Certo il
conflitto di interessi non è tutto però esiste, eccome! certo la libertà di
informazione è un bene prezioso….. Se pure Carlo Vulpio è stato “fatto fuori”
dal Corriere della Sera (quello che qualcuno ancora definisce il più
equilibrato giornale d’italia, !!) perché non sparlava di De Magistris….
Hanno sbagliato a spostare la
manifestazione, in segno di lutto con le vittime dell’attentato in Afganistan.
Che c’entrava? Perché una scelta così ipocrita? La manifestazione poteva essere
fatta comunque, non avrebbe offeso quelle vittime e sarebbe stato dato un
segnale più forte. Invece i dirigenti PD, noti per fare un passo avanti e due
indietro, hanno fatto come al solito….
Ci andrò, non ci andrò, amici che
dite?
P.s.:
Alcuni scritti che spiegano come
agisce la disinformazione:
http://files.meetup.com/1459848/Tecniche_di_disinformazione.pdf
http://www.cmq.it/download/disinfo.pdf
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