Saranno i cambiamenti climatici, saranno le modifiche dell'ecosistema marino del mediterraneo, ma vedere uno squalo del genere nel porto di Palermo non è cosa usuale
Il 5 Gennaio 2013 la cittadinanza
di Valle Galeria è scesa in piazza per protestare con la ventilata ipotesi, da
parte del commissario Sottile, della scelta di Monti dell’Ortaccio, sito posto a
pochi metri dalla discarica di Malagrotta, come sede della nuova discarica temporanea.
Comitati, gruppi di cittadini e
residenti uniti nel dire no a questo ennesimo scempio del territorio di Valle
Galeria, già ampiamente provato da una mega-discarica, inceneritori,
gassificatori, impianti petroliferi ed industriali, tutti concentrati in
pochissimi chilometri quadrati. Un concentrato di gas, polveri e liquidi
inquinanti che hanno aumentato in modo allarmante la mortalità per tumore degli
abitanti.
Tra coloro che hanno preso la
parola spiccano alcuni politici locali
che, dietro la loro verve quasi rivoluzionaria nel non volere questa nuova
discarica, mostravano tutte le contraddizioni di chi appertiene alle stesse
forze politiche che negli ultimi 20 anni non hanno fatto assolutamente NULLA
per risolvere il problema dei rifiuti
nel Lazio. Per essere chiari, a pari merito, centro destra e centrosinistra
, troppo impegnati a non intaccare il grande monopolio della ditta “Manlio Cerroni
& C.” per fare qualcosa di utile per la popolazione.
Sono spiccate invece, per
saggezza e contenuti, le parole di Sergio Apollonio, figura carismatica del Comitato
Malagrotta, che ha ribadito che la lotta dei cittadini di Valle Galeria è la
lotta di tutti i cittadini romani, in quanto procedendo in modo vigoroso ad una
politica di forte impulso alla raccolta differenziata,
la quantità dei rifiuti da conferire in discarica diverrebbe molto minore liberando
quindi tutti i terrori dall’incubo di questi ecomostri quali sono le attuali
discariche.
Parole simili sono state dette da Stefano Vignaroli,
abitante di Massimina da sempre interessato ai problemi legati alla presenza di
Malagrotta e Massimo Piras, portavoce del gruppo che ha portato avanti la
proposta di legge popolare sui “Rifiuti Zero nel Lazio”. Per tutti loro il problema non è infatti solo un problema locale, ma un prioblema che investe la popolazione di tutta Roma e Provincia.
Infatti sarebbe sbagliato impostare una simile lotta con una
filosofia NIMBY (acronimo inglese per Not In
My Back Yard, traduzione: Non Nel Mio Cortile).
Non si deve trattare infatti di queste problematiche come di una guerra tra poveri, tra abitanti di Valle
Galeria, ad esempio, ed abitanti di Pian Dell’Olmo, località vicino Riano, in
ballottaggio con Monti di Ortaccio come sito della nuova discarica (che dicono
temporanea ma che rischia di diventare poi definitiva).
Il problema è un altro, si tratta di investire molte risorse
nel scardinare una volta per tutte il sistema attuale che gestisce in modoo
sbagliato e incorretto i rifiuti: il ciclo indifferenziato/discarica/inceneritore
può essere superato soltanto dando un impulso fortissimo alla differenziata
porta a porta, alla diminuzione degli imballaggi e incremento significativo di
vendita di prodotti sciolti o “alla spina”, aumentando le centrali di
compostaggio e controllando che il risultato della differenziazione permetta di
avere dei prodotti finali che possano avere un valore economico significativo
come “materie prime seconde” da vendere ai vari consorzi di riciclo.
Oggi
accade invece che la qualità della prodotto differenziato è molto scarsa, per via
di uno carente controllo da parte dell’ama e di una poca conoscenza della
popolazione su come differenziare correttamente.
Infine, stop assoluto agli inceneritori, che vengono
alimentato dal CDR, che contenendo materiale compustibile, non può che contenere
derivati di plastica, carta e legno, che poterebbero essere gestiti in modo
meno impattante per l’ambiente.
A questo proposito, molto interessanti sono le dichiarazioni
a noi rese da Alemanno, che la dicono lunga sull’incapacità dei politici a
proporre misure adeguate all’attuale urgenza e che sostengono ancora folli
corse agli inceneritori come soluzione di tutti i problemi. Tali dichiarazioni
saranno disponibili su internet a breve.
Nota: tutte le fotografie sono originali nostre e sono riproducibili indicando il sito di provenienza.
I tarantini lo chiamano “il minerale”, è la polvere rossa che viene dispersa dai camini dell’ex-Italsider (ora Ilva) da decenni nell’aria della città di taranto. Polvere che si deposita dappertutto, che entra dappertutto. Taranto come un pianeta rosso, Taranto città dei marziani…
Un inquinamento che riguarda aria, acqua, cibo che si mangia, tutto.
Inquinamento fatto di polveri visibili, eccome se sono visibili, ma anche di nanoparticelle, di diossina e di altre sostanze gravemente inquinanti.
Il problema dell’inquinamento delle acciaierie e cokerie che stanno a Taranto è antichissimo, il primo impianto fu costruito a taranto 52 anni fa, in tutti questi anni non è stato fatto molto per cambiare la situazione ambientale. Per prima cosa perché questo tipo di produzione industriale ha insito nelle sue stesse procedure il fatto di essere altamente inquinante e poco si può fare per sanare i danni. In decenni nessuno ha fatto mai nulla, persino l’attuale presidente della Regione Puglia, Vendola, che pure, in teoria, proviene da un partito sedicente ambientalista, ha chiuso tutte e due gli occhi di fronte a questo cataclisma ambientale che coinvolge un’intera città. E così sindacati, Asl, enti preposti alla tutela ambientale, per decenni nessuno ha osato andare contro questi stabilimenti che danno lavoro a migliaia di cittadini in cambio di un pesantissimo scotto in termini di malattie e di morti.
Ed infine, come capita troppo spesso in Italia, un manipolo di coraggiosi giudici han deciso di dar corpo a centinaia di denunce di cittadini, allevatori ei bestiame ed operai, gravemente colpiti da questo inquinamento. Sonostate fatte per mesi perizie epidemiologiche e monitoraggi ambientali che hanno portato, in questi giorni, alla decisione clamorosa di far chiudere gli impianti.
La risposta dei politici è stata come al solito, fatta di parole-parole-parole
I ministri dell’ambiente Italiani sono , storicamente i peggiori nemici dell’ambiente in Italia, da un Pecoraro imbelle, siamo passati alla Prestigiacomo, appartenente ad un famiglia legata ad attività industriali ad altissimo impatto ambientale svolte in Sicilia, all'attuale Corrado Clini, che ha brillato finora solo per essere a favore del nucleare, tanto per dirne una…
“L’Ilva di Taranto non va fermata. Il giudizio sui rischi connessi ai processi industriali dello stabilimento va attualizzato’’- Questo quanto dichiarato dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore a pochi minuti dalla notizia del sequestro degli impianti a firma della Magistratura. Parole che mostrano chiaramente quanto il ministro dell’ambiente sia in realtà così poco amico dell’ ”ambiente”…
Queste invece le parole ipocrite di un politico di oggi:
''Quanto sta accadendo all'Ilva di Taranto e' il frutto avvelenato di una politica sbagliata, di colpe gravissime ed omissioni che partono da lontano e arrivano fino ad oggi. Pesantissime le responsabilita' dell'azienda e di chi la ha diretta. Ma la chiusura dell'impianto non e' una soluzione. E' necessario che le istituzioni presentino con la massima urgenza un percorso immediato e credibile per una drastica riduzione dell'impatto ambientale dell'azienda e per la bonifica dell'area'', lo afferma Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, commentando il sequestro con relativo blocco della attivita' di tre aree degli impianti dell'Ilva di Taranto disposto oggi dal Tribunale di Taranto.
E se persino Realacci, che si dovrebbe interessare di “green economy” nel PD, ritiene inevitabile la NON chiusura degli impianti ma la bonifica dell’area (un vero ossimoro, in quanto gli impianti producono “per forza” questo inquinamento, frutto di certe lavorazioni che potremmo definire “sporche” e che non possono essere eseguite senza provocare un forte impatto ambientale.
Sindacato e “padroni” marciano insieme contro la chiusura, avallando la folle equazione POSTO DI LAVORO= MORTE
E’ possibile che non si riesca ad uscire da questo circolo vizioso?
La realtà è che occorrerebbe deindustrializzare Taranto, trovare delle alternative occupazionali che permettano alle attuali maestranze di avere ancora uno stipendio ma svolgendo una attività più pulita. Si potrebbe bonificare tutta l’area industriale,, potrebbero essere usati alcuni impianti per attività industriali a minore impatto ambientale o usare alcune aree come siti museali o come sedi per attività ad esempio socialmente utili, tanto per fare degli esempi. Si potrebbe sviluppare il turismo, l’allevamento e l’agricoltura, si potrebbero far insediare delle aziende della green economy, ad esempio creando impianti di riciclaggio e di riutilizzo dei rifiuti .
Si potrebbero finanziare tante piccole nuove attività in cambio della chiusura TOTALE E DEFINITIVA DELLA FABBRICA DELLA MORTE.
Ma lasciamo spazio a dei filmati che meglio delle parole spiegano meglio il “caso Ilva-Taranto”
Prima di tutto si tratta di un evento climatico, eccezionale, anche se ormai in Italia si ripete ormai da diverso tempo con preoccupante ciclicità.
Ormai il clima anche in italia è cambiato, sì è entrati in una sorta di clima monsonico caratterizzato da lunghi periodi di siccità con brevi periodi di piogge intensissime.
La stazione della rete LIMET di Quezzi ha registrato 560 mm nelle 24 ore di cui 400 in appena 4 ore e con massimo orario di 159 mm.
ebbene è evidente che in 24 ore è caduta una quantità di pioggia pari alla metà di quella caduta mediamente nell’anno.
Questo che vuol dire? Che gli scarichi fognari e gli alvei che raccolgono le acque meteroriche, progettati molti anni fa su picchi di pioggia nettamente inferiori, non riescono a far fronte ai carichi di pioggia di questi giorni. E’ vero peraltro che il calcolo andrebbe fatto sui cosiddetti “tempi di ritorno”, ovvero intervalli di tempo per i quali c’è probabilità che il fenomeno grave non avvenga,
piuttosto alti (comunque superiori almeno a 50 anni).
Questa variazione della distribuzione delle precipitazione nel corso dell’anno è uno degli effetti delle variazioni climatiche in atto, le quali oltre a portare fenomeni di maggiore desertificazione nel sud del mondo ed ad un parziale scioglimento dei ghiacciai, cambia completamente la distribuzione geografica e temporale delle piogge. Piogge quindi meno frequenti e molto molto più forti.
Seconda causa l’eccessiva cementificazione del territorio, che provoca da una parte l’impossibilità del terreno di assorbire nei giusti modi l’acqua meteorica e una diminuzione spaventosa dei tempi di corrivazione, ovvero l’acqua, scorrendo su una superficie impermeabile, corre molto più velocemente ed arriva in poco tempo all’invaso finale, il mare. Questo provoca un accumulo abnorme di acqua in recipienti non progettati per contenerla in queste quantità. Se per il primo punto, sul clima, c’è poco da fare, salvo mettere in atto tutte le procedure per limitare l’attuale “riscaldamento globale”, per il secondo invece, l’invasione del cemento nell’ambiente naturale è risultato insostenibile. Mancando lo “sfogo naturale” all’evacuazione di enormi masse di acqua, a causa di costruzioni in prossimità di fiumi e ruscelli, del restringimento degli alvei di raccolta, anche a causa della mancanza di manutenzione delle zone collinari e montane, della mancata sistemazione delle pendenze e dell ‘inbrigliatura dei torrenti, tutto questo collima nel provocare simili disastri. L’effetto di un nocivo intervento delle attività umane nel territorio ha avuto un effetto moltiplicatore del disastro.
Le colpe? Sarebbe facile prendersela col buon Dio, per chi ci crede, o col fato. In realtà si sconta una dissennata politica del territorio che parte dagli anni sessanta, col “boom economico”. La costruzione selvaggia, l’ignoranza dei parametri ambientali, il voler “sfruttare” il territorio al di là di ogni prudenza, l’incapacità di programmare interventi mirati alla salvaguardia del territorio, l’abbandono delle campagne, delle colline e delle montagne, la crisi dell’agricoltura, la miopia dei politici che promettono per l’oggi e non programmano il futuro, tutto questo ha portato la situazione di oggi. Abbiamo visto foto di case costruite sopra i torrenti, follie allo stato puro che sono state approvate da sindaci compiacenti, in barba non solo alle leggi ma anche ai più elementari principi di sicurezza. Lega ambiente pochi giorni or sono aveva parlato di una enorme percentuale di zone a rischio frane, allagamenti , smottamenti in Italia. Cosa fare: rimboccarsi le maniche, certo, e le popolazioni liguri sono tra le più attive in italia, ma anche capire che le risorse naturali devono essere rispettate e protette e che l’azione dell’uomo non può più ignorare il contesto ambientale. Il mito dello “sviluppo infinito” è un mito che si fonda sulla fallace consapevolezza che le risorse che abbiamo siano infinite e che l’uomo possa impuneemente “usare” il territorio fregandosene di andare a toccare quell’equilibrio tra uomo e natura che i nostri antenati contadini ben conoscevano.
Intanto, nel momento che scriviamo queste righe, ancora non cessa l'allarme non solo in liguria ma anche in Piemonte ed in Toscana... speriamo bene...
E’ da un paio di giorni che vorrei scrivere qualcosa sulle ultime manifestazioni NO-TAV in Val di Susa ma faccio grandissima fatica.
Perché avrei una montagna di cose da dire, di impressioni, di emozioni, di ragionamenti e tutto questo mi sovrasta. Mi piacerebbe parlarne in termini più neutri possibili, ma è dura.
E’ dura dopo avera ascoltato la diretta audio della manifestazione, è dura dopo aver visto i filmati e le foto che mostrano la polizia che spara ad alzo zero i lacrimogeni, è dura dopo aver visto l’intervista ad un ragazzo malmenato dalla polizia, è dura dopo aver ascoltato testimonianze di gente che stava lì.
Uno scenario che parla di una polizia in assetto da guerra che carica persone colpevoli solo di stare dove non dovrebbero stare, di opporsi ad una discutibile scelta, quella di sventrare una intera vallata per creare una nuova linea ferroviaria di cui nessuno sentiva la necessità.
1) Perché già la linea esiste ed è in continua fase di ampliamento e rinnovamento.
2) Perché il traffico ferroviario in galleria tra italia/francia/svizzera/austria è in diminuzione
3) Perché anche il traffico merci su gomma tra Francia ed Italia è diminuito anziché aumentare. Tra il 2000 ed il 2500, il traffico di camion, attraverso i tre passaggi Frejus, Bianco e Ventimiglia, è passato dalle 2.440.317 unità del 2000 alle 2.527.613 del 2003 a 2.598. 198 del 2004 per poi calare a 2.504.493 del 2005.
Tutto questo a fronte di stime, create ad arte dai fautori dell’opera, che parlavano di ipotesi di aumenti del 2% annui del traffico di merci, con conseguente intasamento delle linee attuali nel giro di pochi anni.
E’ questo l’inganno. Far passare un’opera per “moderna” e “necessaria” quando invece non è né necessaria né “moderna”. Non è più “moderno” far muovere le merci in giro per il mondo, è un concetto superato. Oggi vige il criterio opposto. Quello del “KM ZERO”. Si consuma dove si produce. In questo modo si risparmiano risorse, si diminuisce l’impatto ambientale, il consumo di CO2, si ottimizzano le risorse.
Naturalmente non parlo a vanvera, basta leggersi i quaderni dell’osservatorio “Collegamento Ferroviario Torino-Lione”, nonostante ci sia, da parte dell’osservatorio, una posizione sempre più favorevole alla partenza del TAV, ciononostante alcuni dati smentiscono certi assunti.
E poi si potrebbe parlare di cosa vorrebbe dire andare a bucare una montagna ricca di uranio e di amianto (!!),
Di che cosa vuol dire intercettare con la galleria, tutti corsi d’acqua, le falde acquifere, uno sconvolgimento totale delle rete idrologica in tutta l’area.
Inoltre, si potrebbe dparlare dell'enorme costo dell'opera, solo in minima parte pagata dall'europa, e poi il rischio che di questo business se ne impadronisca la solita "cricca" di affaristi già sotto il mirino della magistratura. Insomma i motivi per almeno dubitare della validità dell'impresa ci sono tutti. Gli svantaggi sono certi mentre i vantaggi sono alquanto nebulosi.
Non essendo uno specialista in questi temi, ancorché essendo un tecnico, insomma noi ingegneri ci occupiamo un po’ di tutto, vi vorrei rimandare ad alcuni link di approfondimento:
Ormai con i dati di affluenza del 15% dei comuni e gli exit pool il dato è chiarissimo: I QUATTRO REFERENDUM HANNO VINTO!!
Un risultato STORICO, direi pari a quello del 1974 sul DIVORZIO, che rappresentò la pietra miliare del referendum in Italia. Allora votò ll '87,70% dei votanti, ma era un'altra epoca,ancora non si usava l'arma del "tutti al mare" per contrastare i quesiti referendari.
Adesso invece, nonostante la contrarietà di PDL e Lega, la tiepidezza di parte della sinistra, e le posizioni in ordine sparso degli altri partiti, la GENTE ha deciso di votare CHIARAMENTE SI' contro il NUCLEARE, contro il LEGITTIMO IMPEDIMENTO, e contro la PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA.
CHI HA PERSO:
--> I partiti, tutti, perchè o sono stati contrari o hanmno appoggiato in modo tiepido e referendum. Su alcuni quesiti, come l'acqua, molti onorevoli del PD erano favorevolii alla privatizzazione. Lo stesso pd con l'IDV erano stati protagonisti di un clamoroso voto pro-nucleare nel parlamento europeo poco più di un anno e mezzo fa. (!).
--> L'informazione dei media, scandalosa al 95%. E non solo Minzolini & soci, ma quasi tutti in RAI, compreso Santoro, autore di una puntata sul nucleare ad Annozero semplicemente VERGOGNOSA. E vogliamo parlare di Forbice, in radio su Zapping, ed i suoi prezzolati commentatori, veri pennivendoli di regime sempre pronti a lanciare peana verso il nucleare e l'acqua pubblica. Per il resto, non avendo la tv non posso esprimermi, fatto salvo Annozero visto con internet. Tra i giornali il Corrierone si è distinto con articolisti scandalosamente anti-referendum, con ragionamenti molto "fantasiosi", tra tutti ricordo un editoriale di Bechis veramente al limite del delirio.
Ricordo un articolo, sul Sole 24 ore, pro-privatizzazione acqua di Franco De Benedetti, ex parlamentare PD e PDS, anclhe questo grande esempio di disinformazione. (la tesi era: visto che le amministrazioni locali sono incompetenti meglio lasciare l'acqua ad i privati) Come se i politici, lui ed i suoi sodali, vivessero su Marte e non fossero LORO la causa del malgoverno. No secondo De Bendetti, come secondo Bechis, la colpa è dei referendum, non della insipienza e della corruttela dei politici che non sanno governare e che arrivano persino ad ignorare i risultati dei quesiti referendari.
--> Gli "astenzionisti", finalemnte battuti e costretti a bere i'amaro fiele di una probabile vittoria plebiscitaria dei SI', alla faccia loro!
Per concludere, invito tutti coloro che hanno votato i si' a mantere nei prossimi mesi alta l'attenzione affinchè non si verifichino i soliti "giochi delle tre carte" di cui i politici sono grandi maestri, che ribaltino ancora una volta i chiari risultati referendali.
Ultima cosa, la riforma dell'ISTITUTO REFERENDALE. Occorre ABOLIRE IL QUORUM, come accade in Svizzera ed in tutti i paesi dove esiste una democrazia DIRETTA, magari aumentando un poco il numero di firme necessarie. Invitiamo tutti i cittadini a partecipare alla costruzione di una maggiore democrazia in Italia!!
Per informazione sulla "democrazia diretta" cercate su internet, ci sono blog e siti ( www.democraziadiretta.net / www.retedeicittadini.it )
Ormai con i dati di affluenza del 15% dei comuni e gli exit pool il dato è chiarissimo: I QUATTRO REFERENDUM HANNO VINTO!!
Un risultato STORICO, direi pari a quello del 1974 sul DIVORZIO, che rappresentò la pietra miliare del referendum in Italia. Allora votò ll '87,70% dei votanti, ma era un'altra epoca,ancora non si usava l'arma del "tutti al mare" per contrastare i quesiti referendari.
Adesso invece, nonostante la contrarietà di PDL e Lega, la tiepidezza di parte della sinistra, e le posizioni in ordine sparso degli altri partiti, la GENTE ha deciso di votare CHIARAMENTE SI' contro il NUCLEARE, contro il LEGITTIMO IMPEDIMENTO, e contro la PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA.
CHI HA PERSO:
--> I partiti, tutti, perchè o sono stati contrari o hanmno appoggiato in modo tiepido e referendum. Su alcuni quesiti, come l'acqua, molti onorevoli del PD erano favorevolii alla privatizzazione. Lo stesso pd con l'IDV erano stati protagonisti di un clamoroso voto pro-nucleare nel parlamento europeo poco più di un anno e mezzo fa. (!).
--> L'informazione dei media, scandalosa al 890%. E non solo Minzolini & soci, ma quasi tutti in RAI, compreso Santoro, autore di una puntata sul nucleare ad Annozero semplicemente VERGOGNOSA. E vogliamo parlare di Forbice, in radio su Zapping, ed i suoi prezzolati commentatori, veri pennivendoli di regime sempre pronti a lanciare peana verso il nucleare e l'acqua pubblica. Per il resto, non avendo la tv non posso esprimermi, fatto salvo Annozero visto con internet. Tra i giornali il Corrierone si è distinto con articolisti scandalosamente anti-referendum, con ragionamenti molto "fantasiosi", tra tutti ricordo un editoriale di Bechis veramente al limite del delirio.
Ricordo un articolo, sul Sole 24 ore, pro-privatizzazione acqua di Franco De Benedetti, ex parlamentare PD e PDS, anclhe questo grande esempio di disinformazione. (la tesi era: visto che le amministrazioni locali sono incompetenti meglio lasciare l'acqua ad i privati) Come se i politici, lui ed i suoi sodali, vivessero su Marte e non fossero LORO la causa del malgoverno. No secondo De Bendetti, come secondo Bechis, la colpa è dei referendum, non della insipienza e della corruttela dei politici che non sanno governare e che arrivano persino ad ignorare i risultati dei quesiti referendari.
--> Gli "astenzionisti", finalemnte battuti e costretti a bere i'amaro fiele di una probabile vittoria plebiscitaria dei SI', alla faccia loro!
Per concludere, invito tutti coloro che hanno votato i si' a mantere nei prossimi mesi alta l'attenzione affinchè non si verifichino i soliti "giochi delle tre carte" di cui i politici sono grandi maestri, che ribaltino ancora una volta i chiari risultati referendali.
Ultima cosa, la riforma dell'ISTITUTO REFERENDALE. Occorre ABOLIRE IL QUORUM, come accade in Svizzera ed in tutti i paesi dove esiste una democrazia DIRETTA, magari aumentando un poco il numero di firme necessarie. Invitiamo tutti i cittadini a partecipare alla costruzione di una maggiore democrazia in Italia!!
Per informazione sulla "democrazia diretta" cercate su internet, ci sono blog e siti ( www.democraziadiretta.net / www.retedeicittadini.it )
Ed il professorone continuava a parlare del “picco” delle 7 di sera, e tutti stavano muti, nessuno rispondeva. A sentire quel cervellone di Battaglia “solo il nucleare può risolvere il picco delle sette di sera”.
Questo è avvenuto pochi giorni fa, alla penultima puntata di annozero, la prossima infatti segna la fine, definitiva, del programma.
Ma torniamo al “picco”, Se c’è una forma di energia che non può lavorare maggiormente per un “picco” è proprio quella ottenuta dalle centrali nucleari, le quali, come è ben noto, ha un produzione di energia continua ed uguale nel tempo, senza “picchi” o possibilità di graduazione. Ed è proprio per questo che la Francia, di notte, ci vende energia a tariffe scontate, in quanto quell’energia, altrimenti, sarebbe sprecata. E noi spegniamo per qualche ora una centrale a gas per prenderci dalla Francia energia più a buon mercato, perché altrimenti persa.
Questo per dire che tutto il discorso dell’economicità del nucleare in bolletta è completamente falso, anzi, nel caso specifico è la Francia che è costretta a vendere energia prodotta sottocosto all’Italia pur di non sprecarla.
Il discorso va quindi ribaltato completamente. Il programma del governo prevede di stare appresso proprio al famoso picco utilizzando energia da centrali nucleari. Ma questo picco è facilmente controllabile con una tariffazione multioraria che spinga a distribuire i consumi nelle 24 ore.
Basta questo e basta spingere l’acceleratore verso un risparmio energetico sempre più spinto per ottenere, senza fare grandi investimenti, il giusto bilancio energetico tra consumi e produzione di energia.
Infine, vediamo un po’ di numeri, per capire di cosa si stà parlando:
ci dice che la potenza attualmente consumata è di 44 GW (gigawatt).
Ebbene a fronte di questa consumo abbiamo una potenzialità massima di produzione nazionale pari a 101 GW. Sì Centouno, avete letto bene...
Allora qualcuno chiederà: ma perché importiamo mediamente un circa 14% di energia dall’estero se potremmo produrla “a casa”?
Perché si pensa sia più economico agire così (vedi caso già analizzato sopra) piuttosto che produrla con impianti che si preferisce lasciare “spenti” o comunque non sfruttandoli a pieno regime. A questo punto mi chiedo: ma a che ci servirebbero delle centrali nucleari?
A nulla, solo a perseguire progetti di “grandeur” che in altri paesi, come la Francia, hanno nascosto soltanto la necessità di costituire armamenti atomici.
Tornando un attimo ai dati numerici, quelli che contano, la massima richiesta in rete di energia elettrica è datata estate 2007 (56,8 GW) . Negli anni successivi i consumi sono diminuiti, seguendo la tendenza negativa dell’economia nel nostro paese. SI produce di meno e si consuma di meno.
Si capisce ebbene quindi che l’Italia non è assolutamente in emergenza si produzione elettrica come qualcuno vorrebbe farci credere.
Ma come siamo messi attualmente a rinnovabili?
Attualmente la percentuale di rinnovabili in italia copre circa il 20% del fabbisogno di energia. Ed è in continua crescita, nonostante la poca chiarezza sul piano politico che alcune volte disincentiva gli investimenti.
Con questa breve chiacchierata non pretendo di convincere nessuno sulla inutilità del nucleare (ho tralasciato altri argomenti, sicurezza, scorie, ecc) ma spero almeno ad aver acceso alcune lampadine di curiosità. Informatevi.
Non ho neanche ribattuto alla solita frase “ma l’italia dipende dall’estero dal punto di vista energetico” in quanto è lapalissiano che anche col nucleare dipenderemmo ugualmente dall’estero (impianti stranieri, combustibile straniero….)
Infine rispondo a chi giustamente dice: ma perchè non volere centrali quando le abbiamo alle porte di casa?
A parte tuttii gli altri discorsi, per quanto riguarda la sicurezza, essa è proporzionale alla distanza dalla centrale. Attualmente a Fukushima è stata evacuata una zona di raggio trenta km dalla centrale. Più si è vicini, maggiore sono i rischi. Chi vuole mettersi la centrale vicino al proprio giardino alzi la mano...
E, badate bene, non esistono solo i rischi eccezionali dovuti ai grandi incidenti (che per loro natura sono incontrollabili, a Chernobil il "sarcofago" in c.a. ha già le sue brave crepe..) ma anche e soprattutto il rilascio quotidiano di radioattività causa un aumento di tumori per gli abitanti che stanno nelle immediate vicinanze , ed aumento di nascite con malformazioni, ecc ecc
Quindi, alla fine, mi chiedo, perchè andarci a mettere in simili guai quando non c'è la minima urgenza?
Il tutto non è a costo zero, gli investimenti sono di miliardi di euro e molti dei costi sono a carico dello stato
(alcuni costi non sono mai completamente calcolabli, vedi i costi di smantellamento). Ed è per questo che in molte nazioni si nicchia prima di mettere fuori uso le centrali (vedi germania, Svezia o Belgio) . Non per amore del nucleare ma perchè mettere fuori uso una centrale nucleare costa un mucchio di soldi ed è un processo che dura decine di anni, con i costi a carico della collettività. Quindi è meglio non farle proprio ed investire più soldi nella ricerca sulle rinnovabili, che darebbe dei risultati pazzaschi nel giro di pochi anni!
Era da diversi mesi che mi dicevo: ora la faccio, ora la faccio, ebbene finalemente ecco qui, l'ho fatta!!
Cosa? La compostiera, questo magico strumento che permette di trasformare nel tempo i residui "umidi" vegetali in compost, ottimo per concimare il terreno del giardino. Nella compostiera ci si può buttare i residui del caffè, i resti vegetali dei un pasto, escluso solo pezzi di carne che potrebbero creare cattivi odori, le foglie ed i rami dei cespugli che si sono tagliati nella potatura primaverile, le bucce di frutta, i cocci delle noci, ecc ecc..
Da un punto estetico la mia compostiera non è un granchè. ma questo dipende dalle mie scarse capacita in bricolage domestico.
Ma andiamo con ordine:
ecco da dove sono partito:
- rete verde (altezza di 1 metro x una lunghezza di 150 cm.
- telo oscurante (altezza 1 metro x circa 160 cm di lunghezza)
- tre sottovasi, due per fare la base ed uno per fare il coperchio. Ho usato un sottovaso per la bse di sotto, uno più piccolo per creare il "pavimento" della compostiera, uno più grande ancora da usare come coperchio.
- due "set" di fascette" per collegare i vari elementi, un tipo più corto ed uno più lungo. In realtà poteva bastare solo quello lungo, tanto la parte in più si taglia.
- un poco di argilla espansa da sistemare sul fondo della compostiera, per drenare meglio eventuali liquidi.
- un trapano con punta per forare i sottovasi che fungono da base e per mettere le fascette di collegamento del coperchio.
PRIMA FASE: foratura sottovasi e preparazione fascette di base.
Quindi si prepara la rete che servirà da contenitore esterno e che sorreggerà il telo oscurante:
Questa rete deve essere giuntata in modo da formare un cilindro.
All'inizio la cosa è più complicata del previsto ma poi basta farci la mano
a questo punto si passa al telo oscurante da fissare internamente alla rete, a mo' di rivestimento interno.
e si mette il sottovaso bucato più piccolo che blocca, ad incastro, il telo oscurante in basso e fa da fondo.
a me non è avanzato abbastanza telo da poter fare un bordo superiore, sarebbe stato esteticamente più gradevole, ma telo e rete avevano la stessa altezza.
ed ecco la argilla da mettere sopra il fondo, per drenare meglio:
A questo punto basta mettere un coperchio, unito al cilindro tramite due fascette, dopo aver fatto due forellini al sottovaso che useremo per coperchio:
il risultato non è un opera d'arte da esporre al Macro ma comunque è un contenitore sufficientemente robusto ed economico che permette di compostare residui vegetali consentendo loro la necessaria aereazione in modo da evitare la putrefazione ed il cattivo odore o la formazione di animali o insetti.
In questo modo tra qualche mese avrò il primo compost da utilizzare in giardino, intanto ci butto dentro, rami e foglie tagliate ed ogni residuo vegetale.
Mentre la crisi in giappone della centrale Fukushima ha raggiunto livelli molto vicini a quelli di Chernobyl, occorre ripensare completamente alla scelta nucleare fatta dal governo italiano.
I giapponesi pagano la loro fame di energia, hanno elettrificato e robottizzato ogni cosa, persino i cessi funzionano con l'energia elettrica. Alla luce di quanto accaduto, c'è un forte ripensamento in atto
E' proprio il sistema di sviluppo della "crescita" ad essere messo in discussione, prima ancora dell'utilizzo dell'energia nucleare.
La teoria dello "sviluppo economico infinito" è ormai messa a dura prova dagli eventi dell'ultimo mese.
Non è pensabile creare un modello di sviluppo che assorba sempre più energia, senza pensare al fortissimo impatto ambientale che questo provoca.
Si discetta dell'energia nucleare come unico mezzo di produzione di energia pulita ed economica.
La realtà è ben diversa. Che sia pulita, è un falso storico accertato.
Le centrali nucleari sono dei veri e propri bunker in cemento armato, migliaia, milioni di metri cubi di cemento armato che non sono mai sufficienti a portare a zero i rischi di incidenti gravi.
Tra l'altro nei vari paesi del mondo dove si utilizzano le centrali nucleari ci si chiede, che fare?
La risposta non è facile.
Quasi nessuno ha voglia di costruire centrali nuove, la costruzione delle centrali simili a quelle che dovrebbero essere costruite in italia, da Areva, sono ferme per provblemi legati alla sicurezza.
In Finlandia il contenzioso tra Stato e Areva è ormai aperto. E parliamo di centrali di "ultima generazione" quelle che per i nuclearisti, dovrebbero essere il top della sicurezza...
Figuriamoci..
Gli stati che hanno decine di centrali nucleari di vecchia o media generazione si interrogano, che fare?
"Rottamare" i vecchi impianti o manutenzionarli accuratamente?
Perchè uno dei più grossi problemi legati alla tecnologia nucleare è quello della dismissione degli impianti. Non sono bazzecole. Dismettere un impianto costa un sacco di soldi ed è un'impresa rischiosa.
Un impianto dismesso richiede le stesse accortezze o quasi di un impianto in funzione senza di contro fornire alcuna energia. Si tende quindi ad aumentare la vita utile degli impianti, è quello che accade in Russia, è quello che aveva scelto la Germania. Nella Germania non si punta più al nucleare, e la scelta di allungare la vita a quelle esistenti è legato alla strategia di spostare nel tempo il momento di passare dal nucleare e fonti fossili alle rinnovabili. Questo passaggio può avvenire solo con gradualità ed è per questo che, piuttosto che partire con la costruzione di nuove centrali, si preferirebbe allungare la vita di quelle esistenti, che già ci sono e che comunque andranno prima o poi dismesse, con grandi costi.
Tutto questi implica una revisione del modello di sviluppo "energivoro" di molte grandi nazioni europee e non solo. Nel campo dell'industria pesante, da quello metalmeccanico al petrolchimico, ai cementifici, la produzione è legata ad un grosso consumo di energia. Occorre cambiare modello di sviluppo passando a produzioni industriali più "dolci" a più basso impatto energetico.
La crisi del settore metallurgico dà una mano in tal senso, le più grandi acciaierie sono migrate in cina o in india ed in Italia rimangono ormai grandi cattegrali nel deserto quali la vecchia italsider, da dismettere al più presto anche per motivazioni ambientali (i veleni di Taranto ...)
Il Sisma in Giappone e l’inganno nucleare. Ci hanno detto mille volte che le centrali nucleari sono sicurissime. A prova di bomba, di terrorismo, di terremoti, di maremoti, praticamente di tutto. Effettivamente i calcoli strutturali di questi impianti parrebbero mettere al sicuro da ogni rischio. In Francia si progettano impianti con un terremoto di progetto con un tempo di ritorno di circa 1000 anni. In Giappone, in una delle zone al mondo più flagellate da terremoti, prima del terremoto di Kobe, del 1995, si considerava che un valore di progetto della magnitudo del terremoto pari a 6,5 sotto l’impianto e questo pareva un dato cautelativo. Peccato che a Kobe la magnitudo raggiunse un valore ben più alto, pari a 7,2. A quel punto si pensò che per essere sicuri bastava alzare ancora “l’asticella” e porsi al limite massimo di magnitudo pari a 7,75. Questo era quanto previsto dalle linee guida del Nuclear Safety Commission (NSC), ente giapponese che ha il compito delicatissimo di stabilire gli standard minimi di sicurezza per gli impianti nucleari. L’impianto di riprocessamento di Rokkasho è stato progettato per reggere fino ad una magnitudo di 8,25. Sembravano valori irraggiungibili, pareva ci fossero ampli margini di sicurezza, ma con l’ultimo sisma in giappone, dove la magnitudo ha superato il valore di 9 (!) della scala Richter si è capito che per quanto riguarda la sicurezza degli impianti nucleari, mai nessuno cautela suppletiva è superflua. E chi ci dice infatti che un evento previsto nell’arco di un millennio accada proprio oggi invece che tra cinquecento anni? Per quale motivi gli ingegneri che calcolano questi rischi devono giocare a dadi con la vita umana? Da ingegnere penso che è proprio l’approccio sistemico che è sbagliato. Anche perché l’incidente in una centrale nucleare non è detto che vada come previsto. Lo si è visto a Chernobil, dove una serie di coincidenze ha portato una catastrofe ambientale che continua ancora oggi a fare vittime. E come prevedere l’azione contemporanea di onde sussultorie e ondulatorie? E le dinamiche della crosta terrestre? Tutti i modelli di calcolo sono squisitamente teorici e, per essere usati in modo giusto, devono essere arricchiti da coefficienti di calcolo per i quali il livello di indeterminatezza può anche essere alto. Quindi, per essere sicuri, l’unica è surdimensionare in maniera esagerata le strutture esterne ed interne delle centrali nucleari, in un orgia di cemento armato che oltre a rappresentare di per sé stesso un insulto all’ambiente circostante, provoca anche degli ulteriori costi che vanno a gravare sulla competitività dell’energia nucleare, competitività resa ancora più problematica dal costo di smantellamento degli impianti, che non viene mai considerato nel business-plan del nucleare, in quanto in genere è a carico della collettività, ed il costo, impossibile da valutare a priori, dello stoccaggio delle scorie radioattivo, non quantificabile in quanto ancora oggi non esiste un sistema sicuro, stabile ed efficiente, in grado di tenere in assoluta sicurezza le scorie radioattive per tutto il periodo della loro pericolosità (che a seconda dei materiali radioattivi và dalle poche decine di anni alle molte centinaia di anni). Cioè si è scelto scientemente di lasciare questa pericolosa “eredità” ai nipoti dei nostri nipoti che la tramanderanno a loro volta ai loro di nipoti, sperando che nel frattempo i contenitori dove sono stivate le scorie non si corrodano o i siti dove sono stati sepolti non abbiano degli sconvolgimenti geologici. Inoltre gli ultimi fatti del Giappone dimostrano che il problema non riguarda solo e tanto le strutture in cemento armato, il “guscio protettivo”, quanto l’efficienza dei sistemi di raffreddamento, grovigli di tubi che possono andare in tilt proprio per azioni telluriche particolarmente violente. E gli incidenti di questi ultimi giorni ci mostrano che quando vanno in tilt i sistemi di raffreddamento, che in genere sono più che duplicati per questioni di sicurezza, le temperature del nocciolo aumentano rischiando di arrivare al punto di fusione (con tutto quello che ne deriva). Nell’impianto Nucleare di Fukushima Daiichi in queste ore i cerca di raffreddare il nucleo con l’iniezione di acqua marina. Già si sono verificate esplosioni negli altri reattori e la situazione oggi è assai critica. Questo nonostante si avesse un sistema funzionante di autodisattivazione dell’impianto collegato con sensori sismici(!) http://af.reuters.com/article/energyOilNews/idAFTKB00731720110313 http://www.world-nuclear.org/info/default.aspx?id=494&terms=earthquake
Vi rigiro questa analisi molto acuta di Michelangiolo Bolognini:
La ristrutturazione degli incentivi energetici, appena varata, ma che è anche in divenire (i futuri decreti attuativi governativi saranno una trentina) si preannuncia essere assai peggiore di quella prospettata anche dai più critici: gli incentivi saranno fissi, fuori mercato, potranno riguardare anche vecchi impianti da ristrutturare, riduce drasticamente i surplus specifici al solare fotovoltaico.
Questo disastro politico (e culturale) non è solo dell'ambientalismo egemone ecocapitalistico, ma ha riflessi su tutte le persone che saranno danneggiate, da questa politica, nella loro salute.
E' bene comunque tener presente che la normativa italiana si muove all'interno della disastrosa ( in termini sanitari) e fuorviante (in termini politico-culturali) strategia europea del 20-20-20, acriticamente sposata come toccasana da tanti ingenui e conformisti, ma che si declina concretamente con le centrali nucleari e gli inceneritori scandinavi e tedeschi, gli stessi tedeschi che si avvelenano di diossina, da sempre ignorata a favore della profittevole CO2, volano della bolla speculativa della green.economy.
Una deriva dell’ambientalismo egemone europeo che favorisce la mercificazione, oltre che della terra e dell'acqua, anche dell'aria, in ossequio alle idee vincenti del grande e poco conosciuto, per questi aspetti, Milton Friedman. Un Europa tecnocratica ed a stretto controllo finanziario.E' la dimostrazione che non dare le giusta priorità alle nocività ed alla resistenza biopolitica rappresenta un fallimento politico ed un disastro culturale.
Onestà intellettuale e volontà di sopravvivenza imporrebbero scelte drastiche: come quella di cessare immediatamente fuorvianti campagne di cittadini, degenerati a semplici consumatori (come quella legale sui CIP6 che ha disperso inutilmente forze che potevano essere meglio indirizzate) e pensare fin da subito a fare altro, ad esempio concreti baicottaggi politici alle banche del cancro, quelle che finanziano gli impianti nocivi, ad esempio Intesa-San Paolo per quanto attiene l’inceneritore di Acerra; sono azioni certo meno facili dei ricorsi legali all'Enel da effettuare mediante pagamento di onorario ad avvocati professionisti, ma in prospettiva enormemente più efficaci...
Inviterei davvero finalmente il prendere in considerazione questo cambio di rotta...
Il Dott. Stefano Montanari e la Dottoressa Antonietta Gatti, sua moglie, conducono da anni alcune importantissime ricerche sulle nanoparticelle, quelle particelle "invisibili", che sfuggono a qualsiasi tipo di filtro o di controllo e che vengono rilasciate in gran quantità dagli inceneritori e da altri impianti industriali inquinanti e che causano tumori, malattie polmonari, malformazioni di feti, aborti ed altre gravissime patologie, definite "nanopatologie". Tutto questo è ostacolato dalla politica e dal potere economico che da quelle morti trae guadagni giganteschi (basti pensare al business degli inceneritori, chiamati in Italia con un termine ipocrita "termovalorizzatori").
Non avendo più questi studiosi, per una serie di vicissitudini che qui non vogliamo raccontare, uno strumento come il microscopio elettronico, in grado di portare avanti questi studi, alcuni volenterosi cittadini stanno portando avanti una raccolta di fondi per aiutarli. Partecipiamo tutti con un importante gesto di solidarietà, anche 10 euro a testa possono bastare, se saremo tantissimi, a raggiungere questo importante obiettivo.
Ecco un ennesimo documento che prova la dannosità per la salute dei cittadini che vivono in aree contingue con quelle dove gli inceneritori-termovalorizzatori svolgono il loro sporco lavoro. Diossina, furani, nanoparticelle ed altre porcherie sono sversate nell'atmosfera provocando un significativo aumento di forme tumorali, di malattie respiratorie ed anche di un aumento di nascite di bambini con problemi di salute già in fase pre-nascita.
Ecco qui sotto i dati dell' articolo, che potete scaricare in allegato pdf (in versione inglese)
Per la cronaca già tempo fa' usci una simile ricerca compiuta da ricercatori medici in Francia.
Increased risk of non-Hodgkin lymphoma and serum organochlorine concentrations among neighbors of a municipal solid waste incinerator
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Jean-François Viela, , , Nathalie Floreta, Eric Deconinckb, Jean-François Focantc, Edwin De Pauwc and Jean-Yves Cahnd
a CNRS no 6249 "Chrono-Environment", Faculty of Medicine, Besançon, France
b INSERM no 645 "Host graft interaction: cellular and genetic engineering in transplantation", Department of Hematology, University Hospital, Besançon, France
c Mass Spectrometry Laboratory-CART, University of Liège, Liège, Belgium
d CNRS no 5525 "Recombinant experimental therapy team", Department of Oncology and Hematology, University Hospital, Grenoble, France
Received 21 September 2010;
accepted 18 November 2010.
Available online 16 December 2010.
Abstract
Organochlorine chemicals may contribute to an increased risk of non-Hodgkin lymphoma (NHL) within non-occupationally exposed populations. Among these chemicals, dioxins and furans were mainly released by municipal solid waste incinerators (MSWIs) until a recent past in France, a source of exposure that is of public concern. We investigated organochlorines and the risk of NHL among neighbors of a French MSWI with high levels of dioxin emissions (Besançon, France), using serum concentrations to assess exposure. The study area consisted of three electoral wards, containing or surrounding the MSWI. Pesticides, dioxins, furans, and polychlorinated biphenyls (PCBs) were measured in the serum of 34 newly diagnosed NHL cases (2003–2005) and 34 controls. Risks of NHL associated with each lipid-corrected serum concentration were estimated using exact logistic regression. The pesticides β-hexachlorocyclohexane (odds ratio [OR] = 1.05, 95% confidence interval [CI] = 1.00–1.12, per 10 ng/g lipid) and p,p' dichloro-diphenyl-trichloroethane (DDT) (OR = 1.20, 95% CI = 1.01-1.45, per 10 ng/g lipid) were associated with NHL risk. Evidence indicated an increased NHL risk associated with cumulative WHO1998-toxic equivalency factor (TEQ) concentrations (dioxins, OR = 1.12, 95% CI = 1.03–1.26; furans, OR = 1.16, 95% CI = 1.03–1.35; dioxin-like PCBs, OR = 1.04, 95% CI = 1.00–1.07; and total TEQ, OR = 1.04, 95% CI = 1.01–1.05), as well as with non dioxin-like PCBs (OR = 1.02, 95% CI = 1.01–1.05, per 10 ng/g lipid). Most congener-specific associations were statistically significant. This study provides strong and consistent support for an association between serum cumulative WHO1998-TEQ concentrations, at levels experienced by people residing in the vicinity of a polluting MSWI, and risk of NHL.
Research Highlights
► Dioxin is classified as carcinogenic to humans. ► Few studies have examined the health effects of environmental dioxin exposure. ► Municipal solid waste incinerators are a major source of dioxins and furans. ► High serum organochlorine concentrations increase risk of non-Hodgkin lymphoma.
Ci cominciano a bombardare con tutte le armi di persuasione di massa per convincerci che il nucleare è indispensabile, come gli inceneritori e il vaccino per la febbre dei polli..... ma noi non siamo polli, e rispondiamo al video ufficiale con lo stesso video leggermente modificato... acc' nisciun'è fesse dicono a Napoli, e non provassero a spacciare per necessario l'utilizzo dell'energia nucleare, nessuno ci casca. Anche se hanno creato ad hoc un "forum nucleare italiano" presieduto da tal Chicco Testa,, quello che iniziando da giovane facendo "l'ambientalista" è finito avallando le peggiori aggressioni ambientali.
L’Ilva di Taranto è il più grande impianto siderurgico d’Europa. Anni fa dava lavoro a 30 mila persone, ora il numero è ridotto a 15 mila. L’Ilva emette nell’aria oltre il 10% di tutto l’ossido di carbonio prodotto in Europa. Nella storia dell’Ilva si contano 180 morti sul lavoro, 8 mila invalidi e circa 20 mila morti di cancro e leucemia.
Ho appena ascoltato l’interessantissimo reportage di Maurizio Bolognetti sui veleni di Taranto.
Scopro una realtà agghiacciante, che mi viene confermata facendo una breve ricerca su internet.
Non sono un giornalista, non pretendo quindi con questo post di chiarire tutto quanto ci sia da chiarire sull’argomento, voglio solo dare alcuni elementi su cui chi fosse interessato può ulteriormente approfondire.
Intanto scopro che:
Il governo Berlusconi ha varato il 13 agosto 2010 un decereto legge col quale:
si sospende una vecchia legge, valida dal primo gennaio del 1999, che poneva il limite di un nanogrammo al metrocubo di emissioni di benzoapirene. Fino al 31 dicembre del 2012, dice il decreto legge pubblicato il 15 settembre, nelle città superiori ai 150mila abitanti invece non ci sarà più alcun limite.
Questo equivale alla Libertà assoluta di inquinare.
(ma le deregulations sui limiti ambientali riguardano sia l’aria che l’acqua, ma di questo parleremo un’altra volta)
Taranto è da decenni sotto ricatto occupazionale da parte dell’Ilva. Posti di lavoro (comunque in calo) in cambio di salute per dipendenti e per gli abitanti di Taranto, esposti a molte decine di sostanze inquinanti che si propagano nell’aria e nelle acque. Tanto è che negli ultimi anni è stata trovata la diossina in molti allevamenti di animali, nelle campagne, nella pelvere che copre insidiosamente la città, nelle acque, praticamente dappertutto. Ma poi ci sono i metalli pesanti ed altre centinaia di sostanze pericolose.
La città ha seri problemi di salute, lo dimostrano i dati epidemiologici che mostrano valori anomali soprattutto in corrispondenza delle zone industriali di Taranto e Brindisi.
Per Taranto i cittadini più a rischio sono quelli che vivono nel quartiere di “Tamburi” di Taranto e dell’adiacente comune di Statte, i più vicini al grande polo industriale.
Molto spesso negli studi epidemiologici a livello internazionale viene proprio preso in esempio il caso di taranto.
I rischi per i cittadini nell’inalare tutte le sostanze dannose provenienti dagli impianti dell’Ilva di Taranto sono mostrati molto chiaramente in questo interessante studio:
Questo invece uno studio della Prof. Gentilini, particolarmente esperta in patologie da inquinamento, che tratta l'argomento in un'ottica più generale:
Due anni fa se ne usciva con queste dichiarazioni:
(TRATTE DA ALCUNI GIORNALI)
“Le dichiarazioni fornite dal Ministro ci confermano quanto questo Governo sia inaffidabile sotto il profilo della tutela ambientale. Di conseguenza resta per noi prioritaria l’approvazione a breve di una legge regionale anti-diossine”.
29 ottobre 2008
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno
“Sulla questione dell’Ilva da parte del Governo, per bocca del Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, si continua a fornire alla collettività tarantina e pugliese versioni dei fatti totalmente false. Taranto e la Puglia sono stanche di queste menzogne. La realtà è ben diversa”.
Lo afferma il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola a commento della lettera al direttore pubblicata oggi sul quotidiano “La Repubblica”, firmata dal Ministro Prestigiacomo.
“Per 10 anni i governi regionali di centro-destra che ci hanno preceduto non si sono minimamente preoccupati di effettuare alcun tipo di studio e di controllo delle emissioni inquinanti nell’area industriale di Taranto, e in particolare dello stabilimento ILVA” prosegue Vendola.
Dopo di che Vendola inaugura, a Gennaio 2010, l’impianto di abbattimento fumi dell’acciaieria 2 dell’Ilva di Taranto. Con grande soddisfazione del “patron” dell’acciaieria, Riva.
Grandi fanfare ed il più grande risultato di questa inaugurazione è che l’Ilva non è più sotto il tiro dei monitoraggi ambientali, e neanche del buon Vendola, anche se, a detta di tutti gli abitanti dei dintorni, ben poco è cambiato da allora, dal punto di vista dell’inquinamento ambientale, tant’è che c’è voluto il decreto legge di cui sopra per consentire la prosecuzione delle attività per molti impianti, tra cui appunto quello di Taranto.
Forse allora non è sbagliato l’appellativo che qualcuno piuttosto “cattivello” ha dato al Governatore della Puglia: sVendola, visto che nel contempo il personaggio in questione è anche in prima linea nell’appoggiare l’utilizzo degli inceneritori nella sua Regione.
Inoltre Vendola, è bene ricordarlo, invece di puntare ad una efficiente azione di prevenzione con un serio monitoraggio ambientale, punta alla cura, tramite il San Raffaele, creando un polo ospedaliero “D’eccellenza” con finanziatori PRIVATI (Don Verzè, sì, proprio l’amico di Berlusconi!!).
Insomma in Puglia Vendola chiude alcuni ospedali pubblici e consente la creazione di un enorme business sanitario privato!
E queste operazioni riescono meglio con un "Vendola" piuttosto che con un governatore di area centro-destra, che avrebbe almeno qualcuno che si oppone. Così invece sono tutti d'accordo e una mano lava l'altra...
Ma di questo parleremo un’altra volta, altrimenti invece di un post sono costretto a scrivere un romanzo….
Infine, dato che le immagini parlano meglio di tante parole, ecco alcuni eloquenti filmati sulla tragica situazione di Taranto:
Bassolino, Berlusconi, Bertolaso, ci hanno raccontato un sacco di balle. Ad esempio che bastava un mega-inceneritore come quello di Acerra per risolvere il problema dei rifiuti in campania.
Risultato: l'inceneritore produce tantissime sostanze tossiche che sparge nell'aria, la "monnezza" incenerita e' per la maggior parte "talquale" con dentro di tutto, compreso materiali altamente inquinanti e pericolosi. Inoltre lavora ad 1/4 della sua potenza in quanto tre delle quattro linee sono già guaste. Un vero fallimento di cui nessuno parla.
Per cui la soluzione sembra essere quella di aprire un'altra discarica, a Terzigno, la seconda nella zona, in pieno "Parco del Vesuvio". I cittadini sono inferociti anche perchè avevano acconsentito di far aprire la prima discarica, in mora di tutte le leggi ambientali, per aiutare a risolvere il problema rifiuti. Ma questa discarica era un semplice "buco nero" dove veniva buttato di tutto, senza alcun controllo o monitoraggio ambientale e sanitario.
Come si vede dal filmato la protesta è per la maggior parte assolutamente pacifica e non violenta e ciononostante le manganellate della polizia sono state tante ed assolutamente ingiustificate.
Ricordiamo che la soluzione "monnezza" c'è, e non prevede l'apertura di nuove discariche o la costruzione di inceneritori, quanto la creazione di una "filiera virtuosa" che ricicla e riutilizza i cosiddetti "rifiuti" trasformandoli in materia prima seconda per le industrie. Ricordiamo che in campania non esiste neanche un impianto di compostaggio. Siamo ancora all'anno zero del trattamento dei rifiuti. I metodi di incenerimento e di discarica sono metodi che ormai posso riguardare una società paleoindustriale non una società come la nostra ad avanzato grado di tecnologia.
Per informazioni navigate su internet e cercate: "rifiuti zero" "paul connet" "comuni virtuosi". Troverete un mare di materiale informativo in proposito.
La comunità europea ci ha già sanzionato per il non rispetto delle normative, numerose inchieste giudiziarie e processi "sulla monnezza" vedono inquisiti personaggi come Bassolino, Bertolaso e decine di altri politici ed amministratori di destra e di sinistra, uniti in questa ignobile vicenda. Nel frattempo il prefetto non ha avuto di meglio da fare che commissionare il comune di Camigliano, che aveva raggiunto il 70% di raccolta differenziata, in quanto non in linea con la politica dei regionale dei rifiuti (!!) Incredibile ma vero....
L'unica Lista Civica veramente svincolata dai partiti tradizionali che si presenta alle prossime regionali 2010 nel Lazio
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