Pout-pourri di testi de Ivan Graziani. Alcuni estremamente malinconici e nostalgici, altri ripetuti a ritmo ossessivo come dei tormentoni...
Signore è stata una svista abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista
Taglia la testa al gallo se ti becca nella schiena taglia la testa al gallo se ti becca... Taglia la testa al gallo se ti becca nella schiena taglia la testa al gallo se ti becca...
Tu sai citare i classici a memoria Ma non distingui il ramo da una foglia Il ramo da una foglia. Pigro! "Una mente fertile" dici " è alla base" Ma la tua scienza ha creato l’ignoranza Ha creato l’ignoranza. Pigro! E poi le parolacce che ti lasci scappare che servono a condire il tuo discorso d’autore come bava di lumaca stanno li a dimostrare che è vero, è vero non si può migliorare col tuo schifo d’educazione col tuo schifo di educazione. Pigro! La capra per il latte, la donna per le voglie ma non ti accorgi della noia che ha tua moglie? Della noia che ha tua moglie. Tu castighi i figli in maniera esemplare Poi dici "Siamo liberi, nessuno deve giudicare. Nessuno deve giudicare" Pigro! E poi le parolacce che ti lasci scappare che servono a condire il tuo discorso d’autore come bava di lumaca stanno li a dimostrare che è vero, è vero non si può migliorare col tuo schifo d’educazione col tuo schifo di educazione. Pigro!
Siete tutta Kryptonite siete tutta Kryptonite tutta quanta Kryptonite per me che sono Nembo Kid.
Gran, Gran Sasso, che parli con le stelle le lacrime che asciughi son sempre quelle Grande Sasso, conserva il tuo mistero e ogni sogno fatto lo vivrò davvero. Ho sognato una sfida a petto nudo gomme di biciclette e calzoni corti eh, bisogna che sopporti, amico ieri hanno vinto loro, ma oggi sarà diverso te lo giuro. E così con le tasche gonfie di sassi e caramelle, cantando forte passammo per le vecchie stalle. E per colpa di una canzone la sorpresa finì male con un sacco di risate all’ospedale. Svegliati, amico, qui siamo in città e non fra i lupi dei boschi dove scegli i tuoi rischi niente più falchi, ma solo serpenti con il pugnale fra i denti perciò mi ascolti. Gran, Gran Sasso, che parli con le stelle le lacrime che asciughi son sempre quelle. Però ricordo una sfida fra un’armonica e una chitarra che si faceva per conquistare lei. Lei che non parlava e raramente sorrideva un fiore triste e azzurro di palude ehi, ma chi s’illude, non guarda me, poveretto ma quello della terza media, quel maledetto. Ma che cosa ho fatto, ma perché non ho capito quel fiore triste ormai io l’ho perduto. Volta la testa, io ti incontrerò forse in questa città se ti riconoscerò apri le braccia ed io guarirò da questi stupidi affanni, dai miei malanni. Gran, Gran Sasso, che parli con le stelle le lacrime che asciughi son sempre quelle Grande Sasso, conserva il tuo mistero e ogni sogno fatto lo vivrò davvero
Lucetta fra le stelle torni a casa dal lavoro il golfo sembra un orecchino d’oro di perle e di smeraldi incastonato la tua casa è giù in discesa quella luce è sempre accesa tuo padre fa la storia e sempre quelle a te, Lucetta fra le stelle. "Lavorare, sempre lavorare Lucetta ma perché? Io non voglio che tu sia come me che ho sprecato solo a dare la mia vita senza avere e adesso zitta non parlare, vai a dormire!" Lucetta alla finestra, guardi lontano verso Ischia Il golfo sembra un orecchino d’oro di perle e di smeraldi incastonato. Le tue fantasie sono le poesie che scrivi e poi nascondi ma perché ? vuoi un cielo che appartenga solo a te e solo tu ci puoi volare, volare fino al mare a quelle isole lontane, lontane lontane... Ora dormi nel tuo letto com’è piccolo il tuo petto e l’aria è così dolce sulla pelle. E l’aria è così dolce sulla pelle ciao, Lucetta fra le stelle... (Canzone che a me piace tantissimo con una melodia che riprende molto bene lo spirito delle più belle canzoni napoletane)
Sono un topaccio dei bassifondi mangio di tutto anche poliuretano e fu così che andando a caccia mi sono ritrovato in una casa signorile. Ma chi l’avrebbe detto, chi sospettava che stavo andando proprio incontro al mio destino mi hanno incastrato, intrappolato poi mi han buttato nella gabbia di un pitone vivo. Lui si è mosso appena mi ha visto ero proprio io la sua colazione lui mi voleva ipnotizzare poi l’ho sentito che era pronto ad attaccare. Signore delle Fogne, aiutami tu perché devo morire, dimmelo tu? proprio quaggiù... Coi gatti e con le scopeme la cavo, lo sai ma un pitone e chi l’ha visto mai? Io mai! Lui si dondola un po’, arretro poi salta dritto su me, mi sposto picchia duro la testa sul vetro resta stecchito lì contorto. Con tutta calma l’ho divorato non proprio tutto, non sono mica esagerato e i suoi padroni, che bella festa hanno trovato il pitone senza testa. Il pitone senza testa, senza testa. Signore delle Fogne, sei grande, lo sai c’è una logica in tutto, anche se tu tu non la vuoi. C’è chi vuol fregare e rimane fregato come quel pitone che ho divorato digerito…
Prudenza mai, mai neanche da bambino quando alzavo le gonne alla suora dell’asilo e poi scrivevo sul muro "Io ce l’ho più duro" facevo poi il disegnino, un cazzettino non sai che artista, che teppista! Io sono fatto così, mi piace dare fastidio alla gente io sono così, mi piace andare contro corrente non odiarmi mai, non odiarmi mai ma la prudenza io non l'ho usata mai. Prudenza mai, mai neanche adesso che sono grande e dovrei stare attento a quel che pensa la gente e invece ti mando a fare in culo a te che sei il direttore che mangi sempre minestrina e dopo fai la cacchina beh, niente sermoni, aio, aio, non rompetemi i maroni Io sono fatto così, mi piace dare fastidio alla gente io sono così, mi piace andare contro corrente non odiarmi mai, non odiarmi mai ma la prudenza io non l'ho usata mai.
Se la mia chitarra piange dolcemente stasera non è sera di vedere gente e i giochi nella strada che ho chiusi dentro al petto, mi voglio ricordare. lo penso ad un barcone rovesciato al sole in un giorno in pieno agosto le biciclette in riva al mare. Agnese mi parlava nella sabbia infuocata ed io non so perché non l’ho dimenticata. Lei mi raccontava di quello che la gente diceva del suo corpo con malizia ed allegria ed io che sto provando le cose che provavo ieri non ho capito ancora se è gelosia o se sono prigioniero di questo cielo nero e di un ricordo che fa male e se continuo a bere i miei liquori inquinati è vero che quei giorni non li ho dimenticati. È uscito un po’ di sole da questo cielo nero l’inverno cittadino sembra quasi uno straniero Agnese, dolce Agnese color di cioccolata adesso che ci penso non ti ho mai baciata.
Io vado in bicicletta per sentirmi vivo alle cinque di mattina con la nebbia nei polmoni, però non c'è più Agnese seduta sul manubrio a cantar canzoni... a cantar canzoni.
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