Stamattina sono andato ad una cerimonia di quelle che a cui preferiresti non andare mai. Un funerale, di un mio amico, ex collega ed anche vicino di casa, in Umbria.
Amico, mah, difficile dire se poi eravamo veramente amici, ci diciamo amici di tante persone ma con chi lo siamo veramente? Comunque, tragico questo appuntamento con G. come tragica è stata la sua fine. Suicidio. Così pare. Una vita passata a remare controcorrente, a sfidare il mondo e gli altri, nella incapacità di trovare il giusto equilibrio, quell’equilibrio così difficile da trovare…
Le parole sfumano di fronte a certi fatti, di fronte ad una persona in gamba che si arrende, non riuscendo a trovare la formula magica per continuare a vivere. Sia pure con un figlio di sette anni e mezzo, che ricevuta la notizia dalla madre ha detto laconicamente: me lo aspettavo.
Capita, talvolta, quando non ci si riesce a sintonizzare col mondo esterno, con gli altri e d anche con sé stessi, credo che ci capiti a tutti prima o poi!
Solo che qualcuno ha il dono della fede, e non parlo necessariamente di quella religiosa, ma la fede nella vita, nel mondo, del fluire universale che si sovrasta a tutti. Lui non aveva questo dono e non si è ritrovato niente e nessuno a cui aggrapparsi. Troppo orgoglioso e testone per accettare consigli, troppo debole per resistere alle ingiustizie della vita, troppo onesto per cercare scorciatoie disoneste.
Aveva rotto con molte persone, per quel suo carattere incostante, acuito dall’esaurimento, che lo faceva passare in poco tempo da picchi di entusiasmo a picchi di negatività nei confronti delle altre persone. Con me i rapporti erano rimasti buoni solo per il mio difetto di tendere a mantere le distanze di fronte a situazioni problematiche. E queste distanza hanno permesso almeno di mantenere dei buoni rapporti col passare degli anni ma mi hanno anche lasciato il dubbio che forse avrei potuto fare qualcosa di più per salvarlo dal suo destino infausto.
La cerimonia è stata molto semplice, il cerimoniale quello del funerale ebraico, essendo G. di famiglia israelita, anche se lui non praticava. I momenti più significativi, quando l’officiante ha cantato dei salmi e delle preghiere camminando intorno alla bara con dietro il capofamiglia che lo seguiva passo passo. Hanno fatto parecchi giri, lentamente, intorno alla salma che era stata sistemata in un piccolo tempietto. Quindi breve processione fino al luogo di sepoltura, ove la bara è stata calata con una serie di preghiere e con i parenti più stretti che prendevano ognuno una manciata di terra che gettavano sulla bara.
Forse tornando in cielo G. avrebbe gradito ascoltare per l’ultima vota una canzone di Claudio Baglioni, che lui amava tanto e che spesso cantava, armato di chitarra e di tanta passione.
Ciao G., ti auguro di ritrovare nei campi celesti quella pace che in terra non sei riuscito a trovare!!
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