Vi siete mai trovati in un consesso sportivo con dei giovani atleti che partecipano ad una gara con i genitori a fare il tifo? Vi è mai capitato? Ebbene, siano partite di calcio, gare in piscina o addirittura, gare di equitazione, chi non ha mai notato la frequente maleducazione ed antisportività dei genitori che stavano appresso ai loro “poveri figlioli”? A me è capito più volte, ho persino assistito a tentativi di vere e proprie frodi sportive da parte di genitori per far vincere i propri figli.
Non mi sorprende affatto quindi la notizia di cui parleremo adesso, che è di un paio di giorni fa, e che è una notizia di quelle che fanno riflettere.
Alessandro Birindelli, trainer delle giovanili di calcio del Pisa, un passato di calciatore (10 anni in maglia bianconera), durante una partita dei suoi ragazzi, vede i genitori in tribuna litigare accanitamente sugli spalti, interviene e ritira la squadra dalla partita.
Birindelli ha voluto dare un segnale, a quei genitori ed ai loro ragazzi, un segnale di come lo sport debba servire innanzi tutto a educare i giovani, che per i ragazzi deve essere più importante la sportività e la disciplina piuttosto che la vittoria su un campo di calcio.
Ebbene, a distanza di un paio di giorni la doccia fredda da parte della giustizia sportiva (sic!). 3-0 a tavolino, penalizzazione della squadra e multa. E si profila anche un provvedimento disciplinare per lo stesso Birindelli, il quale , però, la prende bene.
Dalla sua intervista al “Fatto Quotidiano.it”:
__________________________________________________________________
Birindelli, che effetto fa?
Del punto, della sconfitta e della multa non mi interessa nulla. Non è l’obiettivo mio, della società e dei nostri collaboratori. All’età di questi ragazzi vincere le partite e badare ai risultati deve essere un aspetto secondario. Da parte nostra, dobbiamo educare i bimbi allo sport, alla disciplina, al rispetto alla condivisione. Questo è il nostro ruolo. Detto ciò, è chiaro che rimango male, perché quanto accaduto poteva dare alle istituzioni l’occasione per modificare il regolamento. Tra le altre cose, si sono dati la zappa sui piedi due volte, visto che il nostro campionato si chiama Fair Play, che significa il rispetto delle regole. Noi comunichiamo questi valori ogni domenica con striscioni e varie iniziative. Poi, quando uno agisce in questo senso, si torna a un regolamento che penalizza chi ha il coraggio di intervenire.
Che dire… bravo Birindelli, che si è comportato da educatore vero, come dovrebbe essere qualsiasi allenatore di squadre giovanili, male invece la giustizia sportiva che, priva ormai di un qualsiasi rapporto reale con la realtà, commina pene contro chi cerca di restaurare i veri valori dello sport.
E se pensiamo alle ultime notizie della giustizia sportiva, lato Calcio serie A, con le macchinose regole contro i cori di razzismo regionale e le successive clamorose marce indietro , e se pensiamo a scommessopoli senza fine, se pensiamo, in altri sport, al cancro del doping, presente non solo nel ciclismo, nel sollevamento pesi e nell’atletica, dove sono ormai pane quotisiano, ma anche in sport insospettabili quali nuoto ad esempio, bene, se pensiamo a tutto questo, capiamo quanto lo sport si sia allontanato dai concetti di “lealtà sportiva” di decoubertiana memoria. E’ vero che nello sport, in realtà, conti anche vincere, ma è importante vincere in modo onesto, senza trucchi e senza bugie.
Oggi girano troppi soldi e troppi interessi esterni, ed in fondo, i genitori dei bambini delle giovanili di calcio, si agitano tanto anche perché sperano che un giorno i loro rampolli entrino a far parte nello stretto novero dei miliardari del calcio.
Per conto mio, considero in generale quasi tutti gli sport alla stregua del Wrestling, magari anche spettacolari ma troppo spesso già “truccati” in partenza…
Ero un ammiratore di Pantani, un tifoso di Ben Johnson, lasciatemelo dire, oggi non credo più a nessuno, sulle stesse partite di calcio ho forti dubbi che esprimano sempre dei valori sportivi veri.
Ultimi commenti