Strana coincidenza, questa dipartita contemporanea di due “cantori” della musica popolare italiana così diversi come Jannacci e Califano.
Antitetici come personaggi: Jannacci intellettuale di sinistra, milanese, medico,cabarettista. Califano invece di di altra sponda politica, romano, “playboy”. Ma tutti e due cantautori, tutti e due attori ma soprattutto tutti e due con l’animo di poeta nascosto in sembianze niente affatto poetiche.
Sì perché la poesia di Jannacci era qual modo stranulato di raccontare la vita, le persone. Quello swing trascinante, quella voce un po’ fuori registro, quel modo diverso di fare musica e fare canzoni. La sua vita artistica e professionale è ricchissima: Professionalmente è medico cardiochirurgo, artisticamente parlando nasce come tastierista ma la sua vita artistica è ricchissima di di incontri e collaborazioni con altri artisti celebri e meno celebri, descriverli tutti è impossibile, roba da elenco telefonico, da Dario Fo a Gaber, a Mina, a tanti altri. Calca le scene teatrali, quelle televisive, partecipa a film.
Ricordo una sua commovente partecipazione al film di Castellitto, “La ragione del somaro”, il suo ultimo film (2010). Se posso definire le sue qualità, non erano tante le qualità “tecniche” di esecutore, quanto l’intelligenza, la passione, l’entusiasmo e l’emozione che metteva dentro quello che faceva, qualità che lo rendevano unico.
Tra le sue canzoni, ricordo "Vengo anch'io", la sua più canzone più popolare a livello nazionale ed "Ho visto un Re", scritta insieme a Dario Fo, con un contenuto assai più profondo della allegria che trasmette.
Ed eccoci al “Califfo”. Un vero cantore del rapporto di coppia, lui, rubacuori da sempre, farfallone, sbruffone, vanesio, migliaia di flirt a lui attribuiti, ma anche vero poeta ed autore di rarissima sensibilità. Era come se uno dei grandi cantautori francesi si fosse reicarnato in lui parlando “romanaccio”. “Tutto il resto è noia” poteva essere stata scritta sulle rive della senna e scritta ed interprata da un Brassens, ed invece fu scritta da quel “monellaccio” ”der Califfo” Alcune sue canzoni sono dei veri gioielli.
Questi alcuni cenni su Franco Califano tratti proprio dal suo sito, quindi “approvati” dal Califfo:
<Se fosse nato altrove, magari in America, oggi sarebbe annoverato
tra i guru di quell'élite rivoluzionaria targata "beat generation".
In Francia si parlerebbe di lui come di un impenintente chansonnier. In
Inghilterra, non da meno, per meriti artistici si sarebbe potuto fregiare
dell'ambito titolo di Sir.
Da noi invece, sebbene goda di un'indiscussa popolarità, la sua figura oscilla
tra l'altalenante gradimento di una cultura popolare, storicamente dissonante e
contrapposta: il mito, un Maestro, un poeta, l'unico. Diversamente: trash,
maledetto, eccessivo,inaffidabile.
In realtà, in quanto "sfacciatamente italiano", Franco Califano
appartiene a ciascuna fazione: poeta maledetto, artista scomodo e, ovviamente,
proprio per tutto questo, unico.
Del resto, basterebbe ripercorrere il suo excursus anagrafico per capire quanto
il destino abbia inciso nella formazione del controverso personaggio.
Originario di Pagani….>
L’ultimo spettacolo di Califano, il 18 marzo scorso al Sistina, tutto esaurito per la sua ultima apparizione. Un mio abbraccio celeste a questi altri due compagni musicali della mia vita che se ne vanno, segno della vita che va.. purtroppo.. fin troppo rapidamente..
AGGIORNAMENTO:
i funerali di Jannacci si terranno oggi 2 aprile alla basilica di Sant'Ambrogio a Milano mentre per Califano sempre oggi, alla Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo alle 11.
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