I tarantini lo chiamano “il minerale”, è la polvere rossa che viene dispersa dai camini dell’ex-Italsider (ora Ilva) da decenni nell’aria della città di taranto. Polvere che si deposita dappertutto, che entra dappertutto. Taranto come un pianeta rosso, Taranto città dei marziani…
Un inquinamento che riguarda aria, acqua, cibo che si mangia, tutto.
Inquinamento fatto di polveri visibili, eccome se sono visibili, ma anche di nanoparticelle, di diossina e di altre sostanze gravemente inquinanti.
Il problema dell’inquinamento delle acciaierie e cokerie che stanno a Taranto è antichissimo, il primo impianto fu costruito a taranto 52 anni fa, in tutti questi anni non è stato fatto molto per cambiare la situazione ambientale. Per prima cosa perché questo tipo di produzione industriale ha insito nelle sue stesse procedure il fatto di essere altamente inquinante e poco si può fare per sanare i danni. In decenni nessuno ha fatto mai nulla, persino l’attuale presidente della Regione Puglia, Vendola, che pure, in teoria, proviene da un partito sedicente ambientalista, ha chiuso tutte e due gli occhi di fronte a questo cataclisma ambientale che coinvolge un’intera città. E così sindacati, Asl, enti preposti alla tutela ambientale, per decenni nessuno ha osato andare contro questi stabilimenti che danno lavoro a migliaia di cittadini in cambio di un pesantissimo scotto in termini di malattie e di morti.
Ed infine, come capita troppo spesso in Italia, un manipolo di coraggiosi giudici han deciso di dar corpo a centinaia di denunce di cittadini, allevatori ei bestiame ed operai, gravemente colpiti da questo inquinamento. Sonostate fatte per mesi perizie epidemiologiche e monitoraggi ambientali che hanno portato, in questi giorni, alla decisione clamorosa di far chiudere gli impianti.
La risposta dei politici è stata come al solito, fatta di parole-parole-parole
I ministri dell’ambiente Italiani sono , storicamente i peggiori nemici dell’ambiente in Italia, da un Pecoraro imbelle, siamo passati alla Prestigiacomo, appartenente ad un famiglia legata ad attività industriali ad altissimo impatto ambientale svolte in Sicilia, all'attuale Corrado Clini, che ha brillato finora solo per essere a favore del nucleare, tanto per dirne una…
“L’Ilva di Taranto non va fermata. Il giudizio sui rischi connessi ai processi industriali dello stabilimento va attualizzato’’- Questo quanto dichiarato dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore a pochi minuti dalla notizia del sequestro degli impianti a firma della Magistratura. Parole che mostrano chiaramente quanto il ministro dell’ambiente sia in realtà così poco amico dell’ ”ambiente”…
Queste invece le parole ipocrite di un politico di oggi:
''Quanto sta accadendo all'Ilva di Taranto e' il frutto avvelenato di una politica sbagliata, di colpe gravissime ed omissioni che partono da lontano e arrivano fino ad oggi. Pesantissime le responsabilita' dell'azienda e di chi la ha diretta. Ma la chiusura dell'impianto non e' una soluzione. E' necessario che le istituzioni presentino con la massima urgenza un percorso immediato e credibile per una drastica riduzione dell'impatto ambientale dell'azienda e per la bonifica dell'area'', lo afferma Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, commentando il sequestro con relativo blocco della attivita' di tre aree degli impianti dell'Ilva di Taranto disposto oggi dal Tribunale di Taranto.
E se persino Realacci, che si dovrebbe interessare di “green economy” nel PD, ritiene inevitabile la NON chiusura degli impianti ma la bonifica dell’area (un vero ossimoro, in quanto gli impianti producono “per forza” questo inquinamento, frutto di certe lavorazioni che potremmo definire “sporche” e che non possono essere eseguite senza provocare un forte impatto ambientale.
Sindacato e “padroni” marciano insieme contro la chiusura, avallando la folle equazione POSTO DI LAVORO= MORTE
E’ possibile che non si riesca ad uscire da questo circolo vizioso?
La realtà è che occorrerebbe deindustrializzare Taranto, trovare delle alternative occupazionali che permettano alle attuali maestranze di avere ancora uno stipendio ma svolgendo una attività più pulita. Si potrebbe bonificare tutta l’area industriale,, potrebbero essere usati alcuni impianti per attività industriali a minore impatto ambientale o usare alcune aree come siti museali o come sedi per attività ad esempio socialmente utili, tanto per fare degli esempi. Si potrebbe sviluppare il turismo, l’allevamento e l’agricoltura, si potrebbero far insediare delle aziende della green economy, ad esempio creando impianti di riciclaggio e di riutilizzo dei rifiuti .
Si potrebbero finanziare tante piccole nuove attività in cambio della chiusura TOTALE E DEFINITIVA DELLA FABBRICA DELLA MORTE.
Ma lasciamo spazio a dei filmati che meglio delle parole spiegano meglio il “caso Ilva-Taranto”
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