Prima di tutto si tratta di un evento climatico, eccezionale, anche se ormai in Italia si ripete ormai da diverso tempo con preoccupante ciclicità.
Ormai il clima anche in italia è cambiato, sì è entrati in una sorta di clima monsonico caratterizzato da lunghi periodi di siccità con brevi periodi di piogge intensissime.
La stazione della rete LIMET di Quezzi ha registrato 560 mm nelle 24 ore di cui 400 in appena 4 ore e con massimo orario di 159 mm.
Se si pensa che le precipitazioni medie relativamente alla stazione climatica di Genova Centro danno valori di 1.174 mm annui,
ebbene è evidente che in 24 ore è caduta una quantità di pioggia pari alla metà di quella caduta mediamente nell’anno.
Questo che vuol dire? Che gli scarichi fognari e gli alvei che raccolgono le acque meteroriche, progettati molti anni fa su picchi di pioggia nettamente inferiori, non riescono a far fronte ai carichi di pioggia di questi giorni. E’ vero peraltro che il calcolo andrebbe fatto sui cosiddetti “tempi di ritorno”, ovvero intervalli di tempo per i quali c’è probabilità che il fenomeno grave non avvenga,
piuttosto alti (comunque superiori almeno a 50 anni).
Questa variazione della distribuzione delle precipitazione nel corso dell’anno è uno degli effetti delle variazioni climatiche in atto, le quali oltre a portare fenomeni di maggiore desertificazione nel sud del mondo ed ad un parziale scioglimento dei ghiacciai, cambia completamente la distribuzione geografica e temporale delle piogge. Piogge quindi meno frequenti e molto molto più forti.
Seconda causa l’eccessiva cementificazione del territorio, che provoca da una parte l’impossibilità del terreno di assorbire nei giusti modi l’acqua meteorica e una diminuzione spaventosa dei tempi di corrivazione, ovvero l’acqua, scorrendo su una superficie impermeabile, corre molto più velocemente ed arriva in poco tempo all’invaso finale, il mare. Questo provoca un accumulo abnorme di acqua in recipienti non progettati per contenerla in queste quantità. Se per il primo punto, sul clima, c’è poco da fare, salvo mettere in atto tutte le procedure per limitare l’attuale “riscaldamento globale”, per il secondo invece, l’invasione del cemento nell’ambiente naturale è risultato insostenibile. Mancando lo “sfogo naturale” all’evacuazione di enormi masse di acqua, a causa di costruzioni in prossimità di fiumi e ruscelli, del restringimento degli alvei di raccolta, anche a causa della mancanza di manutenzione delle zone collinari e montane, della mancata sistemazione delle pendenze e dell ‘inbrigliatura dei torrenti, tutto questo collima nel provocare simili disastri. L’effetto di un nocivo intervento delle attività umane nel territorio ha avuto un effetto moltiplicatore del disastro.
Le colpe? Sarebbe facile prendersela col buon Dio, per chi ci crede, o col fato. In realtà si sconta una dissennata politica del territorio che parte dagli anni sessanta, col “boom economico”. La costruzione selvaggia, l’ignoranza dei parametri ambientali, il voler “sfruttare” il territorio al di là di ogni prudenza, l’incapacità di programmare interventi mirati alla salvaguardia del territorio, l’abbandono delle campagne, delle colline e delle montagne, la crisi dell’agricoltura, la miopia dei politici che promettono per l’oggi e non programmano il futuro, tutto questo ha portato la situazione di oggi. Abbiamo visto foto di case costruite sopra i torrenti, follie allo stato puro che sono state approvate da sindaci compiacenti, in barba non solo alle leggi ma anche ai più elementari principi di sicurezza. Lega ambiente pochi giorni or sono aveva parlato di una enorme percentuale di zone a rischio frane, allagamenti , smottamenti in Italia. Cosa fare: rimboccarsi le maniche, certo, e le popolazioni liguri sono tra le più attive in italia, ma anche capire che le risorse naturali devono essere rispettate e protette e che l’azione dell’uomo non può più ignorare il contesto ambientale. Il mito dello “sviluppo infinito” è un mito che si fonda sulla fallace consapevolezza che le risorse che abbiamo siano infinite e che l’uomo possa impuneemente “usare” il territorio fregandosene di andare a toccare quell’equilibrio tra uomo e natura che i nostri antenati contadini ben conoscevano.
Intanto, nel momento che scriviamo queste righe, ancora non cessa l'allarme non solo in liguria ma anche in Piemonte ed in Toscana... speriamo bene...
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