Mentre la crisi in giappone della centrale Fukushima ha raggiunto livelli molto vicini a quelli di Chernobyl, occorre ripensare completamente alla scelta nucleare fatta dal governo italiano.
I giapponesi pagano la loro fame di energia, hanno elettrificato e robottizzato ogni cosa, persino i cessi funzionano con l'energia elettrica. Alla luce di quanto accaduto, c'è un forte ripensamento in atto
E' proprio il sistema di sviluppo della "crescita" ad essere messo in discussione, prima ancora dell'utilizzo dell'energia nucleare.
La teoria dello "sviluppo economico infinito" è ormai messa a dura prova dagli eventi dell'ultimo mese.
Non è pensabile creare un modello di sviluppo che assorba sempre più energia, senza pensare al fortissimo impatto ambientale che questo provoca.
Si discetta dell'energia nucleare come unico mezzo di produzione di energia pulita ed economica.
La realtà è ben diversa. Che sia pulita, è un falso storico accertato.
Le centrali nucleari sono dei veri e propri bunker in cemento armato, migliaia, milioni di metri cubi di cemento armato che non sono mai sufficienti a portare a zero i rischi di incidenti gravi.
Tra l'altro nei vari paesi del mondo dove si utilizzano le centrali nucleari ci si chiede, che fare?
La risposta non è facile.
Quasi nessuno ha voglia di costruire centrali nuove, la costruzione delle centrali simili a quelle che dovrebbero essere costruite in italia, da Areva, sono ferme per provblemi legati alla sicurezza.
In Finlandia il contenzioso tra Stato e Areva è ormai aperto. E parliamo di centrali di "ultima generazione" quelle che per i nuclearisti, dovrebbero essere il top della sicurezza...
Figuriamoci..
Gli stati che hanno decine di centrali nucleari di vecchia o media generazione si interrogano, che fare?
"Rottamare" i vecchi impianti o manutenzionarli accuratamente?
Perchè uno dei più grossi problemi legati alla tecnologia nucleare è quello della dismissione degli impianti. Non sono bazzecole. Dismettere un impianto costa un sacco di soldi ed è un'impresa rischiosa.
Un impianto dismesso richiede le stesse accortezze o quasi di un impianto in funzione senza di contro fornire alcuna energia. Si tende quindi ad aumentare la vita utile degli impianti, è quello che accade in Russia, è quello che aveva scelto la Germania. Nella Germania non si punta più al nucleare, e la scelta di allungare la vita a quelle esistenti è legato alla strategia di spostare nel tempo il momento di passare dal nucleare e fonti fossili alle rinnovabili. Questo passaggio può avvenire solo con gradualità ed è per questo che, piuttosto che partire con la costruzione di nuove centrali, si preferirebbe allungare la vita di quelle esistenti, che già ci sono e che comunque andranno prima o poi dismesse, con grandi costi.
Tutto questi implica una revisione del modello di sviluppo "energivoro" di molte grandi nazioni europee e non solo. Nel campo dell'industria pesante, da quello metalmeccanico al petrolchimico, ai cementifici, la produzione è legata ad un grosso consumo di energia. Occorre cambiare modello di sviluppo passando a produzioni industriali più "dolci" a più basso impatto energetico.
La crisi del settore metallurgico dà una mano in tal senso, le più grandi acciaierie sono migrate in cina o in india ed in Italia rimangono ormai grandi cattegrali nel deserto quali la vecchia italsider, da dismettere al più presto anche per motivazioni ambientali (i veleni di Taranto ...)
In tal senso è interessante e condivisibile L'appello del Kyoto Club: Invece dei l Nucleare"
Anche questo post sulla industria "Pensante" invece che l'industria "pesante"
Suggerisco anche questo articolo: Energia e miti economici
DA Leonardo: Rischio fusione a Kukushima
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