In una intervista all’associated Press, pochi giorni fa, Ettore Torri, superprocuratore antidoping per conto del CONI, si dice convinto che tutti i ciclisti siano dopati e che anzi, se non fosse per il fatto che fa male alla salute, forse sarebbe meglio legalizzarlo.
«Non sono l’unico che lo dice, ultimamente tutti i ciclisti che ho interrogato hanno detto che ognuno si dopa…. Non è giusto quando si trova un atleta su cento, più lavoro in questo campo e più mi meraviglio della diffusione del doping. Non credo che il doping verrà estirpato», ha detto.
Secondo Torri, il doping è invincibile «per il semplice fatto che si evolve continuamente. Escono sempre nuove sostanze sulle quali non esistono controllii, non c’è giustizia quando su 100 ciclisti ce ne sono 99 che si dopano senza subire conseguenze».
Secondo il procuratore, la piaga della scorciatoia farmacologica «continuerà ad esistere fino a quando il doping sarà un’opzione economicamente fattibile», in quanto i preparatori, «Sono bravissimi nel loro lavoro e sono in grado di prescrivere il necessario per rimanere al di sotto della soglia del doping».
Sembra infine, secondo Torri, che la complessità delle regole internazionali antidoping non aiuti l’accertamento della verità.
Questo uno stralcio dell’originale intervista, in inglese:
"I'm not the only one saying it. Lately, all of the cyclists I've interrogated have said that everyone dopes...
... The longer I'm involved in this the more I marvel at how widespread doping is. And I don't think it will be eradicated. Because it just evolves continuously. There are new substances coming out that can't be tested for."
Torri, in qualità di procuratore antidoping per il CONI, ha seguito vari “casi”, come quello di Ivan Basso e Danilo Di Luca. L’ultimo “caso”, quello di Riccò, già squalificato per EPO-CERA al Tour, in seguito all’arresto per traffico di doping di Enrico Rossi, suo cognato. Tante le pillole trovate, tante le domande a cui Riccò dovrà rispondere. Ma che il doping sia ormai “un fatto di famiglia”, lo dimostra anche il caso di Elisa Basso, sorella del ciclista nonché moglie di Eddy Mazzoleni, altro ciclista coinvolto in casi di doping, squalificata dal CONI per quattro anni.
Le giustificazioni degli atleti alla scoperta di positività dei test antidoping sono in genere molto fantasiose, vanno dai filetti, alle creme di tutti i generi, ai “bibitoni” presi da fantomatici tifosi in strada e via di questo passo.
Torri, dall’esperienza antidoping al CONI, ha capito quello che TUTTI I CRONISTI e gli APPASSIONATI DI CICLISMO sanno da ANNI: nel ciclismo il doping è PANE QUOTIDIANO. Impossibile altrimenti tenere medie sui cinquanta all’ora nel tour o nel giro senza “aiutini”….
Ecco perché non riesco più ad appassionarmi per una corsa ciclistica o per un evento di atletica o di nuoto… c’è sempre qualche “aiutino di troppo”. Tutti sanno ma tutti stanno zitti, gli interessi in gioco sono molto alti. Inoltre, come ha confermato Torri nell’intervista, il “partito del doping” sfrutta una grande forza economica che produce una ricerca continua di nuovi tipi di doping. Mentre l’antidoping si affanna a rilevare i “vecchi” prodotti dopanti ne spuntano sempre di nuovi. Eppoi ci sono le sostanze “coprenti” e poi c’è l’astuzia dei preparatori e dei medici dei ciclisti che portano sempre i valori indicatori di doping al limite del consentito. Ogni tanto qualcuno si sbaglia. Ed il ciclista viene squalificato, ma nel 99% dei casi tutto fila via liscio.
Sentivo oggi un “navigato” cronista di sport come Olivero Beha dire chiaro e tondo ad una radio che nello sport ad alti livelli il doping è una presenza continua anche se patologica.
Del resto, amici appassionati di ciclismo che corrono in gare amatoriali mi dicono che persino in quelle gare, come in quelle dei ragazzini, gira una montagna di doping e mi raccontano di numerosissimi casi di carriere di ciclisti terminate perchè "il ragazzo non voleva continuare ad assumere sostanze".
Naturalmente, dopo pochi giorni, contro di Ettore Torri si è rivoltato tutto l’universo ciclistico italiano e mondiale. Motivo per il quale il procuratore antidoping ha dovuto precisare “che era solo uno sfogo”….
Il RE E’ NUDO MA NOI NON DOBBIAMO SAPERLO!!
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