Non voglio parlare oggi della lentezza della giustizia né delle protezioni del potere poltico ed istituzionale verso la Casta, né degli insabbiamenti delle inchieste scomode.
Voglio parlare di certezza della pena e dei diritti civili degli imputati. Tema scottante, oggi come ieri. L’Italia è un paese strano. Dove uno spacciatore preso per la quinta volta con le mani nel sacco esce dal carcere dopo un mese, o una settimana e magari dopo anni risulta ancora incensurato e contemporaneamente avvengono casi come quello dei due rumeni della stupro della Cafferella o quelli dello stupro di Guidonia.
Quelli della Caffarella, dopo essere stati sbattuti come mostri in prima pagina per giorni e giorni, dopo che hanno subito “pressioni di vario tipo” (eufemismo) nei posti dove erano trattenuti, dopo che gli inquirenti si erano detti sicuri di aver trovato i colpevoli, ecco che, la prova principe che li avrebbe inchiodati al 100%, quella del DNA, li ha invece “clamorosamente” scagionati. Che dire.
E’ un film già visto. Quando avvengono dei crimini particolarmente odiosi o comunque reputati tali dalla popolazione, o quando le forze dell’ordine sono colpite nel vivo in qualche maniera o quando bisogna combattere una particolare “emergenza” criminale.
Certo questi ultimi due esempi di stupro erano degli episodi bestiali, gravissimi, sembra che i violentatori avessero usato un comportamento particolarmente “bestiale” nei confronti delle vittime. Però, però, io mi chiedo. E’ giusto che, sulla spinta emozionale di una richiesta di soluzione rapida dei casi, sia da parte della gente comune che dei politici, alla ricerca di consenso, si decida di “andare per le spicce”, usando metodi che gli inquirenti sono soliti usare in questi casi e che dovrebbero essere SEMPRE proibiti, ovvero pressioni psicologiche e fisiche, in altre parole: torture. Questo è quanto si evince dall’interpellanza di Rita Bernardini, parlamentare radicale, che parla di alcuni dei sospettati tenuti dei giorni interi completamente spogliati in piedi davanti ad un muro e costretti a subire ripetutamente delle docce gelate. (e questo sarebbe avvenuto nella civilissima italia, non in un paese sperduto in africa o sudamerica.
Si ottengono delle confessioni, a che prezzo e con che risultati? Che molto probabilmente gli indagati della Caffarella dovranno essere scarcerati con tante scuse. Non vogliamo entrare nel merito della vicenda in questione, che siano colpevoli o innocenti è ancora tutto da dimostrare, quello che è grave è il fatto di far sospendere il godimento di diritti civili a persone accusate di crimini sia pure orrendi. E’ un sistema sbagliato, chiunque, per sbaglio, potrebbe entrare nel meccanismo infernale come “sicuro colpevole” per uscirne magari completamente assolto dopo pochi giorni o anni. Vedi caso Tortora o altri.
-> la foto riguarda le torture di AbuGhraib
Non credo che le disfunzioni della giustizia, che spesso libera delinquenti incalliti con troppa facilità, debba autorizzare l’utilizzo di sistemi da Cile di Pinochet o da regime Castrista Cubano. Neanche contro i il più abietto dei criminali. Nessuno tocchi Caino. Ed il reato di tortura deve essere contemplato nella legislazione Italiana. Sembra incredibile, ma l’ordinamento italiano ancora non prevede questo reato!
Onore all'imbecillità / che è sempre naturale/Come naturale è vivere / Naturale è l'ingiustizia / che senza l'ingiustizia cosa sarebbe la giutizia? / Ma la giustizia di chi? / ma dell'imbecillità / naturalmente!
Scritto da: renzo marrucci | 04/18/2009 a 01:34