Straordinario questo film di Paolo Sorrentino.
Intanto il soggetto: un personaggio ancora vivente che rappresenta nel bene e nel male la storia d'Italia per più di sessant'anni.
Come riuscire a tracciare un itinerario che non segua la semplice polemica politica, che non sia un'agiografia buonista o maligna del personaggio?
E come evitare che "il divo" Andreotti non divenisse nel film come una sbiadita imitazione alla "bagaglino"?
Ebbene Paolo Sorrentino è riuscito a trovare la giusta misura per tratteggiare la vita di un uomo che è stato sempre a cavallo tra la "santità" di un devoto cattolico e il "luciferino" derivante da brutte storie che bene si innestano nella storica della Prima Repubblica.
Partendo dalla solita, inplacabile, emicrania, che accompagna da molti decenni la vita del senatore a vita. Scavando sul personale, la freddezza con cui tratta le persone che gli stanno vicino, i rapporti in genere formali con la moglie che si sciolgono in una delle più belle scene del film, davanti ad uno schermo tv con Renato Zero che canta "i migliori anni della mia vita".
Gli omicidi Pecorelli, Sindona, Ambrosoli, la mafia, miscelati con grande sapienza a personaggi di politici "incredibili" quali Pomicino, Sbardella, Evangelisti. Quasi macchiette di una tragica commedia (politica) all'italiana. Portaborse andreottiani che hanno tenuto in pugno l'italia per parecchi decenni.
E qui entra in gioco la capacità del regista di aiutare gli attori a tirar fuori "il meglio". Chi conosce un poco il lavoro attoriale sà la difficoltà di rappresentare personaggi contemporanei e conosciutissimi, soprattutto quando volti di noti attori devono sovrapporsi a quelli di noti politici. Ebbene, questa difficile opera di composizione è riuscita pienamente. Chi avrebbe detto che Flavio Bucci sarebbe stato un Evangelisti così convincente? Ma tutti gli altri meritano un plauso, a cominciare da un bravissimo ed effervescente Cirino Pomicino-Carlo Buccirosso ad una Anna Bonaiuto-Livia Andreotti.
Su tutti un grande Toni Servillo straordinario in quella che all'inizio poteva sembrare una vera e propria "mission impossible"
Infine la denuncia sociale che sottotraccia ispira il film, denuncia che, come diceva Brecht, deve sempre accompagnare l'arte dell'attore e del regista.
Un consiglio: è un film da non perdere...
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